Le differenze tra Bibbia ebraica e cristiana
Sono ebreo, sposato felicemente, ho 71anni. Interessato al Cristianesimo, ho molte domande precise. Ecco le prime: con quale criterio il magistero ecclesiastico decreta che la tradizione scritta nostra, la Torah scritta ovvero l’Antico Testamento dei cristiani, è considerato parola di Dio e non viene considerata la nostra Torah orale o Tradizione che per noi è anche parola di Dio molto importante? E perché non rispettate il numero dei libri che noi abbiamo in meno al vostro Canone?
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Non mi risulta che ci siano state polemiche da parte cristiana nei confronti della Mishnah in quanto tale, fatto che potrebbe aggiungere una qualche spiegazione a quanto le ho scritto. I problemi, mi pare, sono sorti soprattutto in epoca successiva. Il magistero ha sempre fatto riferimento a ciò che si legge nella Bibbia cristiana (Antico e Nuovo Testamento), ossia all’insieme di libri che sono stati composti, a quanto pare (dico così perché nei Detti dei Padri si legge che la Torah orale è stata tramandata a partire da Mosè), prima della fissazione della Mishnah. Questo forse spiega in parte perché non la prende in considerazione. In ogni caso il pensiero religioso che emerge dalla Mishnah corrisponde effettivamente a una corrente che si distingue da quella del cristianesimo delle origini, per esempio in merito all’interpretazione di norme e di questioni importanti relative alla vita del fedele. Ma anche qui, la distinzione dello stile di vita di molti cristiani rispetto a quello degli ebrei non sempre era evidente, soprattutto perché anch’essi erano in prevalenza di provenienza ebraica. Una strada di ricerca già avviata da tempo è proprio quella che cerca di definire meglio le caratteristiche di tutti i gruppi giudaici tra il I e il II secolo d.C., ricerca che permette di capire meglio chi erano i cristiani delle origini. In effetti, si può vedere nella fissazione del Nuovo Testamento e di quello della Mishnah un tentativo di distinzione tra due movimenti religiosi.
Infine, un elemento importante è che la Mishnah è stata scritta (cioè fissata) dopo la Bibbia (ebraica e antico Testamento cristiano) e questo significa che per i cristiani tutti gli scritti posteriori a quelli biblici, per intendersi quelli dell’Antico Testamento, erano interpretabili alla luce del Messia Gesù; quindi, se i testi successivi a questi non erano attinenti a questo, ossia a ciò che per loro era divenuto il fondamento della loro fede, non erano presi in considerazione. Ma, detto questo, le dico che le mie sono solo supposizioni perché i primi due secoli dell’era cristiana, dove avviene anche la scelta dei libri da considerarsi ispirati, sono estremamente complessi.
Riguardo alla sua seconda domanda, come ben sa il canone della Bibbia ebraica, come il canone della Bibbia cristiana, è stato formato agli albori del II secolo d. C., il che vuol dire che le scelte dei testi da considerare come ispirati si sono prodotte dopo un dibattito molto complesso. Come fa notare nella sua domanda, alcuni testi del canone cristiano-cattolico non sono compresi in quello ebraico (in seguito, la riforma protestante seguirà la Bibbia Ebraica riguardo al così detto Antico Testamento). Il punto secondo me importante da tenere presente per capire perché certi testi sono inclusi mentre altri no, è che prima della distruzione del Tempio di Gerusalemme c’era a disposizione un enorme numero di opere circolanti, di cui solo alcune poi furono incluse nei due canoni. È probabile che le prime comunità dei seguaci di Gesù, per la buona parte di provenienza giudaica, fossero anch’essi, come tutti gli altri giudei, alla ricerca di un criterio per comprendere quali fossero i testi da considerare per tutti e, forse, quali invece da considerare difficili da comprendere e non adatti all’uso delle comunità (quelli che normalmente sono chiamati deuterocanonici o, anche, apocrifi). Credo che, dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme si sia cercato di selezionare questa grande “biblioteca” di testi. Certamente era attestata da tutti l’autorità della Torah, cioè la Legge scritta, così come anche quella di altri testi. C’è anche da considerare la presenza della traduzione detta dei Settanta (LXX), a cura della comunità ebraica di Alessandria che, di fatto, aveva già fatto una scelta di testi già nel III secolo a.C.
Pertanto, siccome la comunità cristiana, con la produzione delle prime fonti (poi incluse nel così detto Nuovo Testamento), usava normalmente il greco, mentre invece quelle giudaiche prevalentemente l’ebraico (anche l’aramaico, ma la lingua liturgica e sacerdotale, come quella biblica, è sostanzialmente l’ebraico), è probabile che la comunità cristiana abbia seguito in linea di massima l’ordine dei libri secondo la traduzione dei LXX, anche se però ci sono differenze importanti. Di conseguenza, secondo questo ragionamento, dall’altra parte, per la formazione del canone, sono state scartate tutte quelle opere composte in greco, o comunque che avevano a disposizione solo in greco. Questo lo dico perché le opere che compaiono nel canone cristiano/cattolico e che non ci sono in quello ebraico (per esempio i libri dei Maccabei), non mostrano in alcun modo posizioni dottrinali contrarie alla Torah o all’ebraismo in genere: si tratta di vere opere giudaiche. Per tale motivo penso anche che il canone ebraico non segua lo stesso ordine di quello cristiano semplicemente perché quello segue in linea di massima la sequenza dei libri presente nella versione della Bibbia Alessandrina, la traduzione cioè dei Settanta. Nella scelta dei libri e della disposizione di molti di essi ha dunque pesato l’esigenza dei due movimenti religiosi di distinguersi, e per far questo hanno scelto come criterio la lingua.