L’angelo custode protegge anche chi diventa ateo?
L’esistenza degli Angeli Custodi è una verità di fede. Proteggono, dal suo inizio all’ora della morte, la vita umana. Ogni fedele ha il proprio suo Angelo per aiutarlo nella vita ma senza mai interferire con la nostra volontà, se non da noi invocato e fanno ancora parte del mondo d’oggi. E così credo che sia. Premesso ciò, se nel corso dell’esistenza uno diviene ateo, o buddista o passa ad altre religioni, cosa avviene dell’Angelo custode? Si trasferisce ad altra persona? Non è certo questo un problema, ma una semplice curiosità teologica. Grazie per la risposta.
Alberto Zampieri
Dietro queste affermazioni si può percepire la realtà di un mistero di comunione. Senza negare la dimensione diretta e immediata della nostra relazione con Dio, testimoniata dalla preghiera che Gesù ci ha insegnato (Mt 6, 9-13), si deve riconoscere che l’esperienza dell’amore di Dio si realizza attraverso la mediazione degli altri e nella comunione con loro. Egli si fa incontrare mediante la chiesa in virtù dell’annuncio e della testimonianza di chi lo ha conosciuto e ha creduto. Nella chiesa inoltre, nella «comunione dei santi» (CCC 946), il Signore ci affida gli uni agli altri chiamandoci a vivere la carità nell’adempimento del ministero affidatoci, nell’attuazione della correzione fraterna, nella realizzazione delle opere di misericordia e nell’esercizio della preghiera. In questo mistero di comunione, per cui Dio provvede alla sue creature tramite la sollecitudine di altre creature, rientrano anche l’intercessione della Vergine Maria e dei santi come pure il compito degli angeli custodi.
La dottrina sugli angeli custodi esprime in particolare la certezza che Dio si prende cura di ogni suo figlio in una maniera singolare e unica. Gli angeli custodi sono il segno della provvidenza del Padre che ama tutti e ciascuno, e di nessuno si dimentica.
Alla luce di ciò si può rispondere facilmente alla domanda del lettore circa il «destino» dell’angelo custode di chi abbia abbandonato la fede: come il padre misericordioso della parabola non cessa di amare e di attendere il «figlio perduto» (Lc 15,11-32) così Dio non abbandona fino all’ultimo istante della vita chi si è allontanato da lui; anzi, come il pastore sollecito per la pecorella smarrita (Lc 15,1-7), Egli non cesserà di cercare e di chiamare chi si è allontanato anche – si può a buon diritto presumere – attraverso l’amorevole presenza dell’angelo a cui l’ha affidato.