La Trinità: tre persone uguali e distinte
p>Perché diciamo, parlando della Santissima Trinità, che il Figlio procede da Padre e lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio? Non sono forse uguali le tre persone divine? O è gerarchico, come la Chiesa, anche Dio in se stesso?
Carmine Caiazzo
E veniamo al nocciolo del problema.
Il tema è di quelli sensibili perciò precisiamo i termini. Del Figlio non è appropriato (anche se forse non è sbagliato) usare il termine «procede» perché il credo ci fa dire: «generato». Dunque il Figlio è generato e lo Spirito procede. Questo lo riprendiamo da Gesù che si considera Figlio (Gv 5,18), mentre dello Spirito dice che è inviato sia dal Padre (Mt 10.20) che da lui stesso (Gv 16,7): è lo Spirito di entrambi.
E cerchiamo di capire. Dio è unico e unica è la sostanza (natura), ma questa – secondo il nostro credo – non è qualcosa di monolitico, bensì di molteplice-dinamico, ossia di 3 relazioni che noi chiamiamo persone divine. Dio è Padre, Figlio e Spirito. Ora in che rapporto stanno tra loro? Dato un padre esso sarà «relativo» a un figlio, e il rapporto è di «generazione» che conclude alla stessa natura, sennò se il figlio fosse stato di diversa natura avremmo avuto un atto di creazione. Il Figlio essendo della stessa natura del Padre è anch’esso Dio a pieno titolo, altrimenti sarebbe un’altra cosa, e pur avendo la medesima natura non si isola dal Padre, ma col Padre e lo Spirito costituisce l’unica natura di Dio. Dice S. Agostino nel De trinitate (V,5) che la distinzione (personale e non individuale) tra Padre e Figlio è dovuta al fatto che il Padre genera il Figlio eternamente e viceversa il Figlio è eternamente generato dal padre. Per questo mai si identificano e mai si diversificano, ma stanno eternamente tra loro distinti in una interminabile generazione.
Più complicato è parlare dello Spirito. Mi rifaccio sempre a S. Agostino. Questi dice che il termine Spirito si comprende meglio se lo intendiamo come «dono», concetto usato da Gesù (Gv cc.15-16). Lo Spirito sarebbe il dono di Dio che fa partecipi altri della comunione divina. Per cui in quanto dono lo Spirito è «una specie di ineffabile comunione tra il Padre e il Figlio» (V,11). Esemplifichiamo: io parlo con un amico di teologia, e estendiamo e facciamo partecipe un terzo del discorso, gli facciamo «dono» di un tema teologico che procede da me e dall’amico. Lo spirito insomma nel concetto di Agostino è la comunione, l’amore tra Padre e Figlio che essi reciprocamente si fanno, ma che costituisce una unica relazione – lo Spirito -, e da essi si distingue come «dono» dell’uno verso l’altro. E siccome è di entrambi dono reciproco, da essi «procede», sia come ipostasi (persona) divina, sia come Spirito partecipato agli uomini.
Gesù – per completezza della terza domanda – parla del Padre come più grande (Gv 14,28) non perché sia anteriore o diverso o più onnipotente, ma perché relativamente alla generazione e processione il Padre è detto prima del Figlio e dello Spirito. Solo logicamente anteriore per il linguaggio umano. Dunque il Figlio non procede, ma è «generato e non creato» come dice il credo, e lo Spirito «procede» dal Padre e dal Figlio come loro intima cor-relazione.