La teoria della reincarnazione è compatibile con la fede cristiana?
Vorrei sapere se, dopo il Concilio indetto da Giustiniano nel 553 che condannò la dottrina della reincarnazione (Concilio al quale papa Vigilio, pur essendo a Costantinopoli, non partecipò), la Chiesa ha preso posizioni diverse oppure ha avallato l’operato di tale Concilio e se quella decisione è da ritenersi valida o è da considerare solo una scelta dell’epoca.
Come si pone la Chiesa di fronte ai Padri (Origine, Clemente Alessandrino, S. Agostino, S. Girolamo e altri) che sostengono tale dottrina?
Come mai? Erano in genere fedeli alla concretezza biblica e ad una visione unitaria dell’essere umano, che verrebbe voglia di chiamare un «corpanima». Anzi, nella tradizione cristiana dell’Asia Minore e poi dell’Africa romana (Ireneo, Tertulliano) la creatura umana è a immagine di Dio nel suo corpo, plasmato fin da principio (Gen 2,7) sul modello del corpo di Cristo che è Dio. Evitavano anche di chiamare l’anima «immortale»: non volevano con ciò attribuirle una natura divina, come un tempo Platone che ammetteva la preesistenza delle anime ai corpi e le successive loro trasmigrazioni in
Si comprende che ai teologi cristiani della «salvezza della carne» (Ireneo, Tertulliano) la metempsicosi non sia affatto piaciuta. Ireneo attribuisce quella credenza a esponenti dello gnosticismo (Contro le eresie I,24,4), vasto movimento che in genere condivide l’idea di uno spirito presente nell’uomo come scintilla o seme divino, destinato eventualmente a passare attraverso numerose vite materiali per poi riunirsi e identificarsi con la divinità di cui è parte: gli gnostici rifiutano la materia, originata da uno sconvolgimento avvenuto addirittura nella divinità.
Ai tempi di s. Agostino però si diffondeva già l’idea cosiddetta «creazionista»: per il «creazionismo» delle anime ogni anima umana è creata dal nulla direttamente da Dio, spirituale e immortale, ancora con discrete oscillazioni nell’intendere queste caratteristiche, desunte dal pensiero platonico. Il creazionismo è condiviso nelle sue grandi linee dai Padri del quarto e quinto secolo in oriente (Atanasio, Basilio, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Giovanni Crisostomo), come in occidente (Ambrogio, Agostino pur con qualche apertura al traducianismo spirituale, Girolamo, Leone e Gregorio). Diventerà sempre più la dottrina della Chiesa, con oscillazioni sul momento dell’infusione dell’anima.
Nel concreto della questione, però, Origene stesso nelle opere superstiti polemizza con la metempsicosi, e non solo nelle versioni latine a cura degli origeniani di occidente, dove si potrebbe immaginare qualche ritocco normalizzatore. Il rifiuto è anche nel testo greco dell’opera apologetica Contro il pagano Celso (IV,17; V,29), ovviamente sempre funzionale all’affermazione della fede.