La Parola di Dio si trova solo nella Bibbia?
Ho letto in questi giorni, negli articoli sui cinquant’anni del Concilio, che nei documenti conciliari si afferma che la Parola di Dio non è costituita soltanto da ciò che leggiamo nella Bibbia, ma anche dalla tradizione che deriva dagli Apostoli. Cosa significa?
Giuseppe Marchini
Risponde don Filippo Belli, docente di Teologia biblica
Per introdurre alla comprensione della Parola di Dio faccio sempre un esempio anche ai miei studenti di teologia. Quando durante la messa il lettore inizia a leggere il brano scelto per il giorno, introduce affermando: «dal libro del profeta Isaia» (un personaggio vissuto pare nell’VIII secolo a.C.). Concludendo la lettura invece proclama: «Parola di Dio» (tutt’altro «personaggio» non circoscrivibile in tempi e spazi). Che cosa è successo nel frattempo perché le parole riportate di un uomo (dal libro di…) «diventino» Parola viva, efficace e più tagliente di una spada (Eb 4,12)? Di mezzo c’è l’evento ecclesiale-liturgico-sacramentale – evento dello Spirito nel corpo della Chiesa – per il quale quelle parole giungono e sono accolte come parola vivente di Dio oggi. Infatti il popolo acconsente rispondendo: «Rendiamo grazie a Dio».
– La Scrittura è frutto privilegiato della Tradizione apostolica. È all’interno di quella nuova vita scaturita dalla Pasqua di Cristo fatta di persone, di predicazione, di organizzazione delle comunità, di eventi, che è nata, a un certo punto, l’esigenza – intrinseca all’evento ecclesiale stesso – di fissare per iscritto le cose importanti e decisive di quella novità e di assumere le Scritture di Israele come parte di questa. La Scrittura quindi nasce come significativo atto all’interno della Tradizione apostolica.
– È la Tradizione che ha permesso e permette alle scritture di rimanere integre e di essere trasmesse come Parola di Dio fino ad oggi. La DV 9 afferma: «la sacra Tradizione trasmette integralmente la Parola di Dio affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, a loro successore, affinché, con la loro predicazione, fedelmente la conservino, la spieghino e la diffondano».
– Per mezzo della Tradizione infatti «la Chiesa conosce l’intero canone dei sacri Libri», cioè è grazie alla Tradizione che noi sappiamo quali siano i libri ritenuti ispirati e quindi sacri.
In un suo testo l’allora card. Ratzinger affermava: «proprio questa sporgenza della Rivelazione sulla Scrittura, che non può a sua volta essere espressa in un codice di formule, è quel che noi chiamiamo “Tradizione”».
Un ultimo aspetto riguarda il valore eminente, normativo delle Scritture in questo dinamismo vitale che è l’accadere della Parola di Dio. Esse sono a più titoli il punto di riferimento, di giudizio e di correzione continua della vita ecclesiale (e quindi della Tradizione). In quanto ispirate – cioè hanno la loro origine nell’azione di Dio -, in quanto scritte – cioè in qualche modo stabiliscono un punto fermo e codificato, tanto che non se può aggiungere o togliere nulla -, in quanto canoniche – ovvero normative, regolanti, vincolanti -, esse sono testimonianza privilegiata della purezza del Vangelo sulla quale la Chiesa deve sempre misurarsi, convertirsi, progredire. Se è vero che le Scritture nascono all’interno della Tradizione apostolica come uno dei primi atti determinanti tutta la vita della Chiesa, esse rimangono come punto di riferimento originante e di giudizio su tutta la Tradizione e le singole tradizioni. Se la Scrittura è il frutto eminente e privilegiato della Tradizione, in quanto ispirata, verifica, avvalora, corregge, o anche eventualmente arriva ad abolire le singole tradizioni in forza della sua perenne normatività e verità.