La Messa in latino è «valida» o è stata abolita?
Mi rivolgo a voi per poter avere una risposta ad una domanda sulla Messa. Da qualche tempo sento parlare della Messa in latino si Messa in latino no, in vari ambiti. Ho chiesto a varie persone che frequentano le parrocchie, tipo insegnanti di catechismo ed anche a vari sacerdoti, se la Messa in latino è valida.
Le risposte che ho ricevuto (anche da parte dei sacerdoti), sono: da «La Messa in latino è stata abolita e quindi è vietata» a «si può celebrare sia la Messa in latino (secondo il messale di S. Pio V), sia quella in italiano (messale del Beato Paolo VI)».
Margherita Sarto
La domanda della nostra amica lettrice ci permette di distinguere la questione in due ambiti ben diversi anche se spesso confusi e sovrapposti.
Da una parte consideriamo la lingua usata durante la celebrazione della liturgia, italiano o latino, dall’altra il rito stesso usato per la Messa.
Pensiamo alla celebrazione eucaristica che si svolge nella maggior parte delle parrocchie la domenica: inizia solitamente con un canto, poi il segno di croce, il saluto liturgico «Il Signore sia con voi» o altre parole simili e tutto il resto della Messa in lingua italiana…
Questa modalità viene chiamata comunemente «rito secondo il Messale di Paolo VI» dal Papa che promulgò questa struttura celebrativa nel 1970.
Questo rito però non esclude di poter essere celebrato in altre lingue, compreso il latino. Se vado all’estero lo «ritrovo» nella lingua locale (anche se è possibile vi siano piccoli cambiamenti), ma in tutte le nazioni – compresa la nostra – è sempre possibile celebrarlo in latino, lingua ufficiale della Chiesa.
Altra cosa è se, entrando in Chiesa la domenica, troviamo una struttura celebrativa diversa: per esempio, all’inizio, il sacerdote prima di salire all’altare si sofferma sotto i gradini per recitare alcune preghiere (tra cui il salmo 42 ed il «Confesso a Dio onnipotente…» poi ripetuto successivamente dai ministri), compie più segni di croce, bacia l’altare due volte… questi sono alcuni dei riti iniziali della celebrazione eucaristica secondo il Messale comunemente detto «di rito antico», o «di San Pio V», più propriamente «di San Giovanni XXIII»: è la struttura celebrativa che troviamo nel Messale edito nel 1962 da Papa Giovanni XXIII che inserisce alcune nuove rubriche rispetto al Messale promulgato da Papa San Pio V nel 1570.
Questo tipo di celebrazione, solo ed esclusivamente in latino, è stata definita nel 2007 da Papa Benedetto XVI «forma stra-ordinaria della stessa lex orandi della Chiesa… sono infatti due usi dell’unico rito romano» (cfr motu proprio Summorum Pontificum, art 1) ed è prevista «nelle parrocchie in cui esiste stabilmente un gruppo di fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica… favorendo l’unità di tutta la Chiesa» (SP, art 5).
Sicuramente entrambi le forme celebrative, di Paolo VI e di Giovanni XXIII, sono permesse dalla Chiesa: ecco perché la Messa in latino è sempre valida, sia che venga usato il rito che accoglie le istanze della riforma liturgica del Concilio Vaticano II (Messale del Beato Paolo VI del 1970), sia quello usato precedentemente (Messale di San Giovanni XXIII del 1962).
Roberto Gulino