La crisi finanziaria, segno della fragilità del sistema economico
DI ANDREA DRIGANI
Venerdì 30 aprile Papa Benedetto XI ha ricevuto i partecipanti alla sessione plenaria della Pontifica Accademia delle Scienze Sociali. La crisi finanziaria – ha esordito il Papa – ha dimostrato la fragilità dell’attuale sistema economico e delle istituzioni ad esso collegate. Ha anche mostrato l’erroneità dell’idea secondo la quale il mercato sarebbe in grado di autoregolarsi, indipendentemente dall’intervento pubblico e dal sostegno dei criteri morali interiorizzati. Quest’idea – ha continuato il Pontefice – si basa sulla nozione impoverita della vita economica come una sorta di meccanismo che si calibra guidato dal proprio interesse e dalla ricerca del profitto. Essa trascura la natura essenzialmente etica dell’economia come attività «di» e «per» gli uomini.
La vita economica – ha aggiunto Benedetto XVI – deve essere considerata in maniera adeguata come esercizio di responsabilità umana, intrinsecamente orientato alla promozione della dignità della persona. Fra i principi indispensabili che formano quest’approccio morale integrale della vita economica, deve essere presente – ha detto ancora il Pontefice – la tutela del bene comune. Nel presente, l’interesse per il bene comune ha assunto una dimensione planetaria. È divenuto anche evidente che il bene comune implica la responsabilità per le generazioni future. Di conseguenza la solidarietà tra le generazioni deve essere riconosciuta come elemento fondamentale di valutazione per giudicare qualsiasi sistema sociale. Queste realtà – ha continuato il Papa – evidenziano l’urgenza di rafforzare le procedure di governo dell’economia mondiale, sempre con il dovuto rispetto per il principio di sussidiarietà.
Tutte le decisioni e le politiche economiche devono essere costantemente indirizzate verso la «carità nella verità», perché la verità preserva ed incanala la forza liberatrice della carità nelle strutture e negli eventi umani sempre contingenti. Perché – ha concluso Benedetto XVI – senza la verità, senza fiducia e senza amore per il vero, non c’è coscienza e responsabilità e si cade in balia di privati interessi e di logiche di potere con effetti disgregatori per la società.