La confessione: perché abbiamo bisogno della Chiesa per avere perdono e riconciliazione
È possibile pensare a forme di confessione senza il prete? La risposta del teologo
Vorrei una spiegazione su questa frase della lettera di Giacomo: «Confessate i vostri peccati gli uni agli altri per essere guariti». Qui non si parla di confessione ai sacerdoti, ma di una forma comunitaria. È possibile pensare a forme di confessione senza il prete?
Risponde don Francesco Carensi, docente di Sacra Scrittura
Per rispondere alla domanda dobbiamo analizzare il capitolo 5,16 della lettera di Giacomo: «confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri». È necessario comprendere innanzitutto la relazione che Giacomo mette in evidenza tra confessione e preghiera. Dopo aver parlato della preghiera dice «confessate dunque come se si trattasse di una conseguenza logica di quanto detto sopra . Giacomo dice: «confessatevi gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri».
Dunque il motivo per cui si deve confessarci gli uni agli altri non è per il perdono dei peccati, ma perché in questo modo si entra in comunione con i fratelli che pregano gli uni per gli altri.
Da ciò deriva una conseguenza per la confessione: essa non è un’udienza in tribunale. In tribunale c’è un giudice che deve ristabilire la giustizia. Nella confessione abbiamo un fratello capace di capire la situazione perché vive la stessa esperienza di peccatore bisognoso di perdono. Si trova un uomo che non può «far giustizia» ma che può invece pregare con il peccatore, e la sua preghiera ottiene il perdono.
Nella chiesa dunque si può confessare il peccato «gli uni agli altri» perché in essa non ci sono degli ingiusti e dei giusti, ma vi sono soltanto dei peccatori, mendicanti dell’amore e del perdono di Dio, che possono trovare nel Cristo che si rende presente nella persona dei fratelli.
Nella tradizione però solo i ministri della Chiesa esercitano l’ufficio della proclamazione del perdono. Questo fatto deriva da certi peccati importanti per la loro gravità. Certi peccati allontanano non solo da Dio ma anche dalla comunione con la Chiesa. Dunque occorre riconciliarsi non solo con con Dio ma anche con la Chiesa. Per questo si è diffusa la pratica della confessione al solo ministro della Chiesa.
Se leggiamo il Vangelo di Matteo (18, 25-29) il ruolo fondamentale della Chiesa, il potere a lei affidato dal Cristo è essenzialmente quello di rimettere i peccati, anzi è per questo che Cristo istituì la Chiesa. La stessa cosa viene richiesta dal risorto: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 19-23). Perché questa insistenza su questo compito della Chiesa? Perché è proprio attraverso il ministero del perdono che l’evento della croce non rimane un evento del passato di cui si è tramandato il ricordo ma diventa un evento efficace nel tempo.
Sulla croce Cristo ha riconciliato il mondo con Dio, ha cioè cancellato il peccato del mondo e il suo effetto: quello di creare la rottura tra la creazione e il suo creatore.
La remissione dei peccati è allora il mezzo attraverso il quale l’opera di Cristo compiuta una volta per tutte raggiunge gli uomini di tutte le generazioni. La remissione dei peccati è il mezzo attraverso cui si ristabilisce la comunione tra l’uomo ribelle e il Dio di misericordia. Essa è il luogo dove per ogni generazione fino alla fine del mondo il Cristo viene reso presente, vivente.
Allora, ancora una volta, l’esortazione di Giacomo mira a permettere al Cristo di risorgere nell’uomo peccatore, nell’uomo morto sotto il suo peccato. Così la remissione dei peccati diventa la seconda chiave per aprire la porta della gioia: anch’essa fa vivere il Cristo in noi. È lui che vince il nostro io e ci rende non più divisi ma unificati, e in questo sta la gioia piena.
Per rispondere al nostro lettore si può dire che Giacomo pone i fondamenti della confessione insieme agli altri testi del nuovo testamento sopra citati. Per i peccati gravi la confessione davanti al ministro si rende necessaria. Ma per i cosiddetti peccati veniali anche l’atto penitenziale della celebrazione eucaristica è importante. Certamente non si può limitare la riconciliazione soltanto all’atto sacramentale ma la vita di ogni giorno e le relazioni con le persone sono importanti là dove si vive l’esperienza del perdono e della riconciliazione nel quotidiano.
Concludo con una citazione di Efesini 4,32: «Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo».