Il Rosario, una preghiera femminile? Ecco perché è amata soprattutto dalle donne
Perché sono soprattutto le donne a recitare il Rosario? La spiegazione del teologo
Ho notato che alla preghiera del Rosario partecipano, in genere, quasi esclusivamente donne. C’è un motivo per cui questa sembra essere una preghiera tipicamente femminile? Forse un retaggio di quando il rosario si pregava in casa?
Risponde don Diego Pancaldo, docente di Teologia spirituale
Negli scritti sulla vocazione e missione della donna Edith Stein afferma che l’amore è la forma intima che anima l’esistenza femminile. La donna è infatti essenzialmente animata dal profondo bisogno di ricevere e donare amore: «saper partecipare alla vita di un altro, saper prendere parte a tutto ciò che, grande e piccolo, lo riguarda: alla gioia e al dolore, come al suo lavoro e ai suoi problemi: ecco il dono e la felicità della donna».
La donna è particolarmente orientata a tutto ciò che è vivente, concreto, personale. La recettività, il dono di sé, la dedizione e il servizio costituiscono l’aspetto essenziale della sua missione, che può attuarsi quanto più si consegna a Dio, quanto più lascia agire in sé la Grazia di Cristo: «Chi guarda a Lui e a Lui si dirige, ha gli occhi fissi in Dio, prototipo di ogni personalità e somma di ogni valore».
È evidente dunque, come afferma san Giovanni Paolo II nella Mulieris Dignitatem al numero 29, che la donna ha un protagonismo nell’ordine dell’amore, e in tal modo esercita un «profetismo particolare nella sua femminilità». Tutto ciò , continua il testo, «trova la più alta espressione nella Vergine Madre di Dio».
Non c’è da meravigliarsi pertanto se la preghiera del Rosario trova una particolare anche se non esclusiva consonanza con il cuore femminile. Adeguatamente intesa, essa è realmente un «guardare a Gesù amandolo», è una preghiera contemplativa, un ricordare, imparare, supplicare Cristo con Maria, per conformarsi pienamente a Lui. (cfr. san Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, 12-16).
In quanto tale «comporta uno sguardo semplice e un’applicazione dello spirito più affettiva e diretta sulla persona stessa di Gesù, da conoscere sempre meglio, per sempre maggiormente amarlo e seguirlo» (M. Costa, Voce tra due silenzi). Una preghiera che rifugge da astrattezze e intellettualismi, profondamente cristocentrica, che può condurre a un «ardore di affetti, fino a un vero « invaghimento del cuore». (San Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte, 33).
Tutto ciò non aliena dalla storia, anzi, rimanda a un impegno attivo, fattivo a favore dei più deboli, come ci ha insegato Madre Teresa di Calcutta, che era solita pregare il Rosario anche quando parlava a folle numerose, come avvenne, ad esempio, al Palasport di Firenze il 17 maggio 1986 , in un incontro organizzato dal Movimento per la vita. Questa grande santa era solita dire: «Noi non andiamo mai dai poveri senza dire il Rosario. Lo recitiamo sempre anche camminando… Chiediamo alla Vergine Maria di insegnarci a pregare. E il modo migliore per imparare da Lei, è pregare con il Rosario».
Attraverso questa preghiera il popolo cristiano si mette alla scuola di una donna, «alla scuola di Maria per lasciarsi introdurre alla bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore» (San Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, 1).