Il più grande comandamento: amare Dio e amare il prossimo
Oltre ai Dieci Comandamenti dati da Dio a Mosè sul Monte Sinai, Gesù ha riassunto il tutto con un’unico comandamento che è quello dell’amore che dice: «Ama il prossimo tuo come te stesso». Se uno non ama se stesso quindi non può amare il prossimo?
Marco Giraldi
Il testo a cui il lettore fa riferimento è tratto dal Vangelo di Matteo: «i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, nella Legge, qual è il [più] grande comandamento?”. Gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”» (Mt 22,34-40). Se anche si leggono i paralleli di Marco e Luca (Mc 12,29-30.33; Lc 10,27) si rimane sulla stessa linea.
Come si vede, i comandamenti che riassumono tutte le Sacre Scritture («la Legge e i Profeti») sono due, e non uno soltanto. Più che alle dieci parole date da Dio a Mosè sul Sinai (i «dieci comandamenti»), scritte nell’Esodo (20,2-18) e nel Deuteronomio (5,1-21), è bene riferirsi al celebre testo del credo degli Israeliti, il: «Ascolta, Israele (Shemà Israel): il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Deuteronomio 6,4-5).
Anche se ci affidiamo al terzo libro di Mosè, il comandamento dell’amore per il prossimo, compare sempre quello dell’amore per il Signore: «parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Ognuno di voi rispetti sua madre e suo padre; osservate i miei sabati. Io sono il Signore, vostro Dio. Non rivolgetevi agli idoli, e non fatevi divinità di metallo fuso. Io sono il Signore, vostro Dio”» (Levitico 19,2-4). E, così prosegue, rasentando la stringente attualità: «quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio» (Lv 19,9-10). E infine: «non coverai nel tuo cuore odio contro tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore» (Lv 19,17-18). Come si vede, anche la tradizione giudaica che conosce ben 613 precetti (365 al negativo, 248 al positivo) cerca un principio unificatore.
San Paolo, che parte anch’egli dalle dieci parole di Dio a Mosè, così riassume: «non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. L’amore non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è l’amore» (Romani 13,9-10).
Peraltro, nella cena avanti la passione del Vangelo secondo Giovanni, troviamo un’altra formulazione, che ci aiuta ad interpretare il comandamento dell’amore per il prossimo sotto un profilo più alto: «se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,14-15). E ancora: «vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34).
Leggiamo ancora in Giovanni: «come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore … Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,9-13).
Lo stesso discepolo ripeterà nella prima lettera: «carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1 Gv 4,7-8).
Peraltro, ancora questa lettera, stabilisce che «noi amiamo perché egli ci ha amati per primo» quindi, «se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede». E così conclude: «questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello» (1 Gv 4,19-21). Non credo possa esserci una sintesi più efficace.
Stefano Tarocchi