Vorrei sapere se il cosiddetto «libero arbitrio» è una facoltà presente pienamente in ogni essere umano sin dalla sua generazione come embrione, anche se in modo latente sino all’«età di ragione», oppure se è una facoltà che ha un suo sviluppo per gradi, per cui può variare a seconda dei periodi e delle circostanze della vita, per cui alcune persone ne hanno di più e altre di meno, e se esso può o meno crescere e decrescere a seconda dell’età in un medesimo essere umano. È poi il «libero arbitrio» qualcosa di essenziale perchè un essere umano possa essere tale?Michele FlorisRisponde padre Athos Turchi, docente di filosofiaDomanda molto complessa da spiegare in una pagina di giornale. Proviamoci, iniziando da fondo.Il libero arbitrio (e la coscienza) è una qualità dell’anima umana, come il calore è una qualità della fiamma, perciò è essenziale per l’uomo quanto lo può essere l’anima. Nella cultura di oggi che nega l’anima come presenza spirituale nell’essere umano, il libero arbitrio più che essere spiegato è solo indicato come la capacità di fare quello che ci pare. E ovviamente a questo punto è difficile mettere insieme una società come una comunità di persone in relazione reciproca.L’anima è spirito e perciò autodetermina la propria esistenza: il libero arbitrio indica questa sua qualità. Nell’agire libero l’anima usa intelletto e volontà, ma in particolare il libero arbitrio è legato alla coscienza che è la consapevolezza che l’anima ha di se stessa, e ovviamente di quanto a essa è diverso. Tuttavia un conto è avere il libero arbitrio e un conto esercitarlo, come un braccio muscoloso ha forza, anche quando non la usa. Dunque se l’anima è la forma essenziale dell’uomo, allora ogni uomo, che è tale in quanto ha l’anima, ha e non può non avere il libero arbitrio da sempre.Il secondo problema riguarda l’esercizio del libero arbitrio. San Tommaso dice che l’uomo da quando viene concepito, quindi fin dall’iniziale zigote, è forma perfettissima (Contra Gentes), è cioè corpo e anima in unità sostanziale, nella quale non manca nulla di quanto di essenziale deve esserci per la natura umana. Questa pienezza della natura umana in embrione, in filosofia si chiama «potenza», concetto molto importante perché indica la possibilità che una cosa ha di esistere: se la vita di Einstein fosse stata tutta insieme in un solo momento, cioè senza divenire, mentre veniva concepito doveva anche morire. Tommaso dice dunque giustamente che fin dal concepimento, dallo zigote, è Einstein totalmente e pienamente, solo che la sua esistenza si sviluppa non tutta insieme ma nell’arco del tempo, e questo è il senso della «potenza». D’altra parte se lo zigote originario non fosse Einstein cosa potrebbe essere?Insomma tutto ciò che esiste è sempre «un qualcosa di essenziale» o forma perfettissima, sia all’origine sia alla fine del percorso temporale. Lo sviluppo potenziale implica che le facoltà e la stessa corporeità pervengano alla loro perfezione in tempi dilazionati. Bolt a 10 anni non ce la faceva a correre 100 mt. in 9’’ e ha dovuto aspettare i 25 anni, ma è sempre lo stesso Bolt a 10 e a 25 anni. Siccome l’essere umano è una sostanza, ossia in filosofia una cosa unica e per sé, esso svilupperà tutte le sue facoltà man mano che gli organi corporei sono più o meno formati. La coscienza sarà pienamente responsabile a 18-20 anni perché a quell’età adulta la corporeità raggiunge il massimo di perfezione, così l’intelligenza, la volontà, e dunque anche il libero arbitrio. Tutte queste qualità e facoltà sono presenti fin dallo zigote, solo che, come la corsa, possono esprimersi alla perfezione solo quando anche la corporeità ha raggiunto l’apice della sua pienezza.Insomma tutto ciò che determina un essere umano come tale, intendi l’anima, il corpo, la vita, il libero arbitrio, la coscienza, l’intelligenza, la volontà sono da sempre presenti in ogni persona, perché sono ciò che la rendono tale, che la rendono uomo. Tutto ciò che non è parte dell’essenza o natura, ogni persona la determinerà in ragione delle sue scelte, se le circostanze glielo permettono, e questo è il terzo problema. Tra queste circostanze dobbiamo elencare la sanità delle membra corporee, come il cervello, la muscolatura, i sensi, ecc. altrimenti non tutte quelle facoltà e qualità essenziali all’uomo (che pur ci sono) possono essere esercitate in maniera corretta, come è chiaro che una lesione al cervello impedisce di usare l’intelligenza o la coscienza, ma questo non vuol dire che «manchino»: solo che non possono essere esercitate, e questo è un altro discorso.Di conseguenza ogni uomo è tale non perché esercita tutte le sue facoltà, ma perché le possiede come uomo, anche se a volte la corporeità non gli permette di attuarle perché danneggiata. Dunque il libero arbitrio non manca in nessun uomo o donna, solo che lo si può esercitare pienamente al tempo opportuno e col fisico opportuno, così per le altre facoltà, come la coscienza, l’intelletto e la volontà.