Il «Gesù» dello scrittore Saramago non rispetta la storia e i Vangeli
Durante una conversazione, una persone con cui stavo parlando ha fatto riferimento al libro di Josè Saramago «Il Vangelo secondo Gesù Cristo». Il romanzo dello scrittore portoghese (premio Nobel per la letteratura) racconta la vita di Gesù in maniera affascinante, sottolineando soprattutto gli aspetti umani: ma la figura che ne esce è molto distante, credo, da quella raccontata nei Vangeli e tramandata dalla tradizione cristiana. Per questo credo che sia un libro che può disorientare i lettori. Potete dirmi un parere in proposito?
Veniamo al libro. Il genere è quello del romanzo storico, che dovrebbe tentare di rendere avvincente quello che la scienza storia ci offre in maniera asettica con date, nomi, cronache. Ma il valore di un romanzo storico è misurabile dalla sua capacità di non forzare la storia, ma di renderne ragione in modo affascinante.
Il volume di Saramago su Gesù non rispetta la storia, ma la travisa in tantissimi punti. Il più vistoso è che fa terminare il romanzo con la morte di Gesù. Il rispetto dei documenti originali su cui si basa (i Vangeli) doveva in qualche modo tenere conto anche dei racconti riguardanti la risurrezione. Magari interpretandoli a suo modo come del resto ha fatto per tutti gli altri dati offerti dal Vangelo, ma non ignorarli. Allo stesso modo, cioè con estrema disinvoltura, sono stravolti numerosi dati della tradizione evangelica: la nascita di Gesù che avviene per rapporto carnale tra Giuseppe e Maria, Gesù che si innamora e diventa l’amante di Maria Maddalena, Lazzaro che non è risuscitato, ecc. La storia non è quindi rispettata, ma usata per altri fini.
Il romanzo rivela inoltre alcune ossessioni nei personaggi: quella di Giuseppe per non avere avvertito della strage di Erode gli altri abitanti di Betlemme, quella di Maria sulle ripetute visite di un personaggio misterioso (angelo o demone?), quella di Gesù rispetto alla consegna da parte di Dio di un compito sgradevole e umiliante, quella del rapporto tra Gesù e sua madre nel quale si inserisce Maria Maddalena. Viene il sospetto che siano il riflesso di ciò che ossessionava Saramago.
Ma è la figura di Dio quella che sorprende in questo romanzo. Un Dio scontento, piccoso, vendicativo, che usa mezzi sconvenienti per ottenere i suoi scopi, che non si perita di permettere e causare il male per compiere un suo piano, responsabile quindi di molti mali nel mondo e nella storia. Un Dio che nemmeno Gesù sa apprezzare ma a cui è sottomesso e che lo porterà a una morte ignominiosa e inutile solo per perpetuare nella storia la medesima sete vendicativa.
Un romanzo quindi inaccettabile sia dal punto di vista storico che religioso, tantomeno accettabile dal punto di vista teologico.
Non si tratta di ammissibili licenze letterarie, ma di una visione chiaramente ostile al cristianesimo con il pretesto di un romanzo su Gesù.
Ne possiamo trarre una conclusione utile. Solo l’esperienza viva e attuale nella Chiesa della persona di Gesù permette di leggere in modo adeguato la testimonianza dei Vangeli. Quella che è mancata a Saramago.