Il Dio della Bibbia, «Dio degli eserciti» o Signore della pace?
nell'Antico Testamento Dio viene definito il Dio degli eserciti, viene lodato per aver «annientato i nemici» . Come si concilia con l'invocazione della pace?
Ho notato che spesso nell’Antico Testamento Dio viene definito il Dio degli eserciti, viene lodato per aver «annientato i nemici» e aver dato al suo popolo la vittoria in battaglia. Come leggere oggi quelle parole? Come conciliarle con la richiesta a Dio del dono della pace?
Marco Giusti
Risponde fra Luca Maria De Felice, docente di Sacra Scrittura
Il Salmo 9, a cui il lettore fa riferimento, è un salmo di ringraziamento: il salmista esprime la sua gratitudine a Dio per la sua protezione e salvezza in tempi difficili, ma chiede anche giustizia contro i suoi nemici! Così sembra che per risolvere i problemi, la giustizia del Signore degli eserciti sia necessaria, ineluttabile. Mentre parliamo è ancora in corso una guerra tra Israele e la Striscia di Gaza, e parlare di Dio che fa violenza, che fa giustizia oggi non ha senso perché la scelta di attivare una guerra è stata presa dagli uomini. Non è una via di Dio. Dice Ravasi a proposito della Bibbia: «essa non è una collezione di tesi teologiche e morali perfette e atemporali, come sono i teoremi in geometria, bensì è la storia di una manifestazione di Dio all’interno delle vicende umane. È dunque un percorso lento di illuminazione dell’umanità perché esca dalle caverne dell’odio, dell’impurità, della falsità e s’incammini verso l’amore, la coscienza limpida e la verità. Sant’Agostino definiva appunto la Bibbia come il libro della pazienza di Dio che vuole condurre gli uomini e le donne verso un orizzonte più alto» (vedi G. Ravasi, I Comandamenti, San Paolo, 2014).
Quindi l’intento degli autori non è quello di esaltare un popolo che Dio ha scelto, quanto quello di «condividere» la propria esperienza con il Dio di misericordia e di pace. Il salmo 145 definisce Dio come re paziente, misericordioso e giusto: «Giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere» (v. 17). Se vi fosse solo giustizia il mondo non durerebbe, poiché nessuno, neppure il più giusto, potrebbe resistere al rigoroso giudizio divino, e ugualmente neppure se vi fosse solo misericordia, perché i malfattori rimarrebbero sistematicamente impuniti: è nella dialettica tra le due che si situa la storia delle civiltà.
Per chiarezza poi, nell’Antico Testamento il termine sabaoth (usato 285 volte, la maggior parte dai profeti) è riferito a Dio come espressione della sua regalità e lo si associava non al Dio della guerra, ma al Dio che siede sull’Arca dell’Allenza, che stava dapprima a Silo e poi a Gerusalemme. La traduzione della Bibbia ebraica in lingua greca (i Settanta, LXX), traduce il termine sabaoth con Pantocrator, cioè Onnipotente. Un Dio Onnipotente (o Dio degli eserciti) può mai usare la via della guerra per risolvere i problemi nel mondo? Perciò bisogna evitare ogni contaminazione della religione con interessi politici, economici o di parte.
È bene non umiliare la religione piegandola a nostro vantaggio; lasciamo che essa conservi la sua forza di verità e di amore universale; non strattoniamo Dio a nostro uso e consumo, riducendolo a idolo. Pace e bene.