Ho sentito dire che l’immagine del cammello che passa dalla cruna dell’ago è dovuta a una traduzione sbagliata, e che Gesù in realtà parla di una grossa corda. È così?Lettera firmataRisponde don Francesco Carensi, docente di Sacra scrittura alla Facoltà teologica dell’Italia centraleEcco il brano del Vangelo di Marco, nella traduzione Cei del 2008: «Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”. Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”». (Marco 10. 23-25)Innanzitutto è importante valutare il detto a livello letterale.Nel testo originale c’è chi ha voluto ridimensionare la portata iperbolica di questo detto. Un copista deve aver trovato troppo forzata la giustapposizione di un cammello e di un ago, sicchè ha sostituito «cammello» con «corda» e ha ipotizzato una variazione di vocale tra la parola greca camelon con camilon (la ê e la i avevano in passato e hanno oggi nel greco moderno lo stesso suono – i – nella pronuncia). in questo modo si renderebbe meno eccessiva e più coerente l’immagine.In realtà, si deve lasciare il paragone in tutta la sua forza paradossale: la ricchezza è un ostacolo invalicabile per entrare nel regno di Dio che è destinato ai «poveri in spirito» e costoro non sono tali per un vago distacco spirituale dai loro beni, ma perché essi sono radicalmente e totalmente liberi dall’idolatria delle cose e del loro possesso. Tra l’altro, che questo senso forte sia inteso da Gesù emerge dalla successiva reazione dei discepoli sconcertati (in greco si ha exepléssonto sfódra, cioè «furono grandemente stupiti, costernati»). E Cristo lo conferma dichiarando che la salvezza del ricco è sostanzialmente possibile solo attraverso un miracolo: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile!» (Mt19,26).Dunque l’immagine del cammello e della cruna dell’ago sottolinea in modo iperbolico questa condizione di impossibilità, ribadita da discepoli sbigottiti: nessun uomo per essere salvato. Il carattere iperbolico del detto cattura in maniera efficace l’attenzione dell’ascoltatore, inducendolo ad affrontare seriamente il problema della ricchezza come ostacolo all’ingresso nel regno.Ma se per l’uomo è impossibile, non è così per Dio, perché «tutte le cose sono possibili per Dio». Per il vangelo di Marco non c’è soltanto il possesso di beni materiali che costituisce un ostacolo il regno di Dio. Più in generale è l’atteggiamento che consiste nell’essere «saturi» nel possedere: beni materiali certo ma anche conoscenze religiose, convinzioni, intelligenza, sicurezza, identità mondane (religiosa, nazionale). In generale tutto ciò che ci serve per essere autosufficienti costituisce un ostacolo al regno di Dio. Gesù afferma questa impossibilità antropologica non è un ostacolo insuperabile: il «possibile» di Dio può incontrare l’impossibile degli uomini.