I monaci e le monache, cercatori di Dio
DI ANDREA DRIGANI
Giovedì 20 novembre Papa Benedetto XVI ha ricevuto i partecipanti alla riunione plenaria della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica che ha avuto come tema il monachesimo, «forma vitae» che si è sempre ispirata alla Chiesa nascente, generata dalla Pentecoste (At 2,42-46; 4, 32-35). In virtù del primato assoluto riservato a Cristo – ha detto il Pontefice – i monasteri sono chiamati a essere luoghi in cui si fa spazio alla celebrazione della gloria di Dio, si adora e si canta la misteriosa ma reale presenza divina nel mondo, si cerca di vivere il comandamento nuovo dell’amore e del servizio reciproco, preparando così la finale «manifestazione dei figli di Dio» (Rm 8,19). Quando i monaci e le monache vivono il Vangelo in modo radicale – ha proseguito il Papa – quando coloro che sono dediti alla vita integralmente contemplativa coltivano in profondità l’unione sponsale con Cristo, il monachesimo può costituire per tutte le forme di vita religiosa e di consacrazione una memoria di ciò che è essenziale ed ha il primo posto in ogni vita battesimale: cercare Cristo e nulla anteporre al suo amore. La vita additata da Dio per questa ricerca e per questo amore – ha continuato Benedetto XVI - è la sua stessa Parola, che nei libri delle Sacre Scritture si offre con dovizia alla riflessione degli uomini. Desiderio di Dio e amore per la sua Parola si alimentano pertanto reciprocamente e generano nella vita monastica l’esigenza insopprimibile dell’ascolto della Parola di Dio, accompagnata dalle grandi voci della tradizione dei Padri e dei Santi e poi preghiera orientata e sostenuta da questa medesima Parola. Chi entra in monastero – ha osservato il Pontefice – vi cerca un’oasi spirituale dove apprendere a vivere da veri discepoli di Gesù in serena e perseverante comunione fraterna, accogliendo pure eventuali ospiti come Cristo stesso. È questa la testimonianza che la Chiesa chiede al monachesimo anche in questo nostro tempo. Invochiamo Maria – ha concluso Benedetto XVI - la Madre del Signore, la «donna dell’ascolto», che nulla antepose all’amore del Figlio di Dio da lei nato, perché aiuti le comunità di vita consacrata e specialmente quelle monastiche ad essere fedeli alla loro vocazione e missione.