I cristiani e la scelta vegetariana,perché ridurre il consumo di carne
I cristiani e il consumo di carne: la risposta di Nadia Toschi, docente di Teologia morale
Ci sono persone vegetariane che spiegano la loro scelta anche con motivazioni religiose. Il cristianesimo dà delle indicazioni in questo senso? A me sembra piuttosto che se Dio ha creato l’uomo onnivoro non ha senso poi chiedere che non mangi carne. Posso capire le motivazioni ecologiche, l’invito a limitare i consumi, a evitare allevamenti intensivi che inquinano, ma non riesco a capire la scelta di evitare del tutto il cibo di origine animale.
Lettera firmata
Risponde Nadia Toschi, docente di Teologia morale all’Istituto superiore di scienze religiose della Toscana
La domanda posta dalla lettrice tocca un tema importante e di sicuro interesse. Cresce nel mondo il numero di coloro che scelgono una dieta vegetariana o vegana; anche nel nostro paese, come riporta il Rapporto Italia 2024 dell’istituto di ricerca Eurispes il dato è in crescita: stando agli ultimi dati, il 7,2% degli italiani è vegetariano e il 2,3% è vegano (complessivamente il 9,5%; erano il 6,6% nel 2023).
Le motivazioni che sostengono tale scelta sono molteplici e la lettrice ne evidenzia alcune fondamentali. Il nostro pianeta vive una grave crisi ecologica e la scienza lo mostra oggettivamente; tutti ne siamo testimoni e ne percepiamo la portata. Il consumo indiscriminato delle risorse, l’inquinamento, lo sviluppo industriale sregolato mettono a repentaglio il futuro del pianeta terra. Secondo il Global footprint network il 19 maggio è stato l’overshoot day per l’Italia, ovvero il giorno in cui l’Italia ha già finito le risorse naturali per il 2024; il 1 agosto è stato l’Earth overshoot day ovvero il giorno in cui l’umanità ha consumato interamente le risorse rinnovabili che il pianeta è in grado di rigenerare nell’arco di 365 giorni.
In questo contesto di sofferenza dell’ecosistema, la scelta vegetariana si oppone criticamente al consumismo alimentare e vestiario che ha fatto degli animali un’industria, che non tiene in adeguata considerazione la sofferenza animale e che produce inquinamento e sfruttamento delle risorse idriche e agricole. Questi temi, qui solo accennati, meriterebbero una riflessione ben più profonda e scientificamente documentata, che non può essere sviluppata in questo breve intervento e che ci allontanerebbe parzialmente dal cuore della domanda posta, che ci invita a riflettere in particolare sulle motivazioni religiose della scelta vegetariana per un cristiano. Ci rivolgiamo perciò alla Scrittura, anima della teologia, come dice il concilio Vaticano II, per lasciarci da questa illuminare.
La Bibbia si apre con la descrizione della creazione del mondo. I primi capitoli del libro della Genesi ci descrivono il progetto di Dio per le sue creature; in esso l’uomo ha un posto speciale, in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio e costituito signore all’interno del creato. La sua signoria, tuttavia, non è assoluta; egli resta pur sempre una creatura che da Dio (l’unico vero Signore) ha ricevuto il compito di custodire la creazione, con il rispetto dovutole. Di questo fondamentale rispetto troviamo un eloquente segno in Genesi 1,29-30 dove all’uomo non sono concessi come cibo gli animali; al contrario Dio dona all’uomo e agli animali un unico cibo vegetale. Nel «mondo secondo Dio» descritto nel primo capitolo della Genesi gli esseri che hanno nefesh (soffio vitale) non possono servire da cibo né per l’uomo, né per gli animali.
Nel «giardino» che Dio ha preparato per le sue creature non c’è posto per la sarcofagia (il mangiare carne), perché non c’è posto per la violenza, per l’uccisione degli animali; non ci può essere spargimento di sangue, né aggressione mortale da parte dell’uomo. Sarà solo dopo il diluvio che l’umanità potrà alimentarsi degli animali; ma anche in quel caso l’uomo non potrà mangiarne il sangue, perché la vita appartiene a Dio (cf. Gen 9,3-4).
L’alimentazione vegetariana sia umana che animale la ritroviamo poi nei testi profetici, come immagine per raffigurare il tempo messianico di pace, dove è assente ogni violenza e aggressività (cf. Is 11,7 e 65,25; Os 2,20). Genesi 1,29-30 è dunque in certo modo profezia del regno di Dio che deve venire e ci ricorda che a tutte le creature è dovuto amore e rispetto. Fanno pensare, in proposito, le affermazioni di alcuni illustri pensatori cristiani. Tra questi troviamo lo scrittore russo Lev N. Tolstòj, che riteneva che il vegetarianesimo fosse il «primo gradino del ritorno al regno di Dio» e il teologo K. Barth che nella sua Dogmatica ecclesiale descrive la scelta vegetariana come «un’anticipazione non richiesta della pace escatologica».
Quest’ultima espressione sintetizza, mi pare, in modo esemplare quanto attualmente la teologia può affermare circa il vegetarianesimo. Né la Scrittura, né la Tradizione della Chiesa sostengono la doverosità per il cristiano di escludere totalmente l’alimentazione di origine animale. Gesù è nato in una cultura e in una tradizione non vegetariane e, coerentemente ad esse, non era vegetariano; la scelta vegetariana propria di tanti Santi era dettata da motivi ascetico-spirituali più che da motivi di rispetto della vita animale. Eppure sempre più cristiani sentono la necessità di integrare e arricchire la loro fede con la scelta di astenersi dal consumare carne. Tale scelta è segno profetico del Regno, un «promemoria nei confronti del creato», un atto di amore verso la creazione bella e buona che abbiamo ricevuto in dono e che stiamo progressivamente logorando. Essa è perfettamente coerente con l’ethos di Gesù, con il suo stile non violento nei confronti non solo dell’uomo ma di tutto il creato, con il suo insegnamento, a quel tempo rivoluzionario, che elimina la distinzione tra animali puri e impuri e supera definitivamente i rituali che prevedono lo spargimento di sangue animale.
L’alimentazione è certamente un costume culturale fortemente condizionato dallo spazio e dal tempo. Ancora oggi in alcune zone del pianeta la caccia è necessaria per il nutrimento dell’uomo. Non è certo il nostro caso: il numero dei vegetariani dei paesi occidentali crescerebbe enormemente se, invece di trovare la carne già confezionata nei supermercati, dovessimo personalmente uccidere e macellare gli animali che mangiamo.
Non è una moda, né tanto meno una stravaganza la scelta vegetariana di un numero sempre maggiore di cristiani; scegliere di astenersi dall’uccidere (o dal far uccidere) un animale per il proprio nutrimento è un atto libero di emancipazione dalla necessità di usare una violenza non più necessaria, è un segno di quella pace che sarà perfetta nel Regno.
I cristiani, dunque, possono lodevolmente scegliere di astenersi dal mangiare carne; date le drammatiche condizioni in cui si trova il nostro pianeta, devono diminuire il consumo di carne: scegliere di moderare il consumo di carne deve diventare un impegno morale. Ce lo ricorda anche papa Francesco: «È urgente ridurre il consumo non solo di carburanti fossili ma anche di tante cose superflue; e così pure, in certe aree del mondo, è opportuno consumare meno carne: anche questo può contribuire a salvare l’ambiente» (Messaggio ai partecipanti alla conferenza europea dei giovani, Praga 2022).