Giovanni Climaco e la scala per il Paradiso
DI ANDREA DRIGANI
All’udienza generale di mercoledì 11 febbraio papa Benedetto XVI ha ripreso la presentazione dei grandi Scrittori Ecclesiastici del medioevo, proponendo la figura di Giovanni Climaco vissuto tra il 575 ed il 650. Egli fu eremita e monaco tra le montagne del Sinai, ma ciò non gli impedì di incontrare persone desiderose di avere un consiglio spirituale. Divenne famoso per l’opera «La Scala del Paradiso». Questo trattato – si è chiesto il Pontefice – può dire qualcosa a noi oggi? In un primo momento la risposta potrebbe essere «no», perché Giovanni Climaco è troppo lontano da noi, ma se osserviamo più da vicino – ha detto il Papa – vediamo che quella vita monastica è solo un grande simbolo della vita battesimale, cioè della vita di ogni cristiano che vuol essere in comunione con Cristo, con la sua morte e resurrezione.
Benedetto XVI ha poi ricordato che Giovanni Climaco afferma che la speranza ci rende capaci di vivere la carità, perché non aspettiamo il successo nei nostri giorni terreni, ma la rivelazione di Dio stesso. Solo in questa estensione della nostra anima possiamo sopportare le fatiche e le delusioni. Nella carità, infine, si nasconde il mistero della preghiera e della conoscenza personale di Gesù: una preghiera semplice, che tende a toccare il cuore del Divino Maestro, e così si apre il nostro cuore, si impara da Lui la stessa sua bontà ed il suo amore. Usiamo dunque di questa «scalata» della fede, della speranza e della carità – ha concluso il Pontefice – ed arriveremo alla vera vita.