Gesù dopo la resurrezione, una persona in carne e ossa che mangia coi discepoli
È possibile che le apparizioni di Gesù dopo la crocifissione siano state esperienze interiori, visioni mistiche, senza la presenza in carne e ossa? Perché altrimenti Gesù non avrebbe scelto di restare nel mondo?
Risponde don Stefano Tarocchi, preside della Facoltà teologica dell’Italia centralePer rispondere a questa domanda andrebbe senz’altro premesso che, per definire la presenza di Gesù dopo la sua risurrezione, per una migliore comprensione dovremmo parlare di «manifestazioni», piuttosto che di «apparizioni».La prima parola è molto vicina ai racconti del Vangelo, la seconda si presta a molteplici interpretazioni, anche nel linguaggio comune che vanno oltre il testo delle Sacre Scritture, e si interseca con fenomeni difficili da interpretare. Ciò è vero, anche se nel Vangelo di Marco per tre volte si dice che «Gesù apparve»: a Maria di Magdala, ai due di Emmaus e agli Undici (Mc16,9.12.14), questi riferimenti sono contenuti nella «finale canonica» dello stesso Vangelo, aggiunta traendo ispirazione ad altri racconti evangelici. Questi versetti sono assenti dai migliori codici testuali.Il Vangelo secondo Matteo, parlando con un linguaggio estremamente asciutto, dice che Gesù, venne incontro alle donne che dal sepolcro andavano a dare l’annuncio ai discepoli (Mt 28,9).Ma successivamente lo stesso Vangelo parla dell’incontro che si svolge sul monte, verso il quale gli undici discepoli – Giuda si era tolto la vita – erano stati chiamati dallo stesso Signore (Mt 26,32). Matteo dice semplicemente che «Gesù si avvicinò e disse loro…» (Mt 28,18).Il Vangelo secondo Luca, che concentra tutte le manifestazioni di Gesù in Gerusalemme in previsione della discesa dello Spirito Santo del cinquantesimo giorno, racconta l’incontro di Gesù con i due discepoli che erano in cammino verso il villaggio di Emmaus: «Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro» (Lc 24,15).Lo stesso Vangelo racconta di «Gesù in persona che stette in mezzo a loro» (Lc 24,36): si tratta degli Undici discepoli che, prima ancora che Gesù si faccia vedere a loro, così dicono ai due discepoli ritornati da Emmaus: «davvero il Signore è risorto ed è apparso – ossia si è manifestato – a Simone» (Lc 24,34).Questo passaggio fa probabilmente accenno alle parole di Paolo della prima lettera ai Corinzi, che al tempo del Vangelo era già stata scritta: «a voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito, apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre, apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io, infatti, sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio» (1 Cor 15,3-9).Qui possiamo apprezzare com’è straordinaria la tradizione cristiana: che si tratta qualcosa di simile come a fili differenti che si intrecciano in un punto preciso per trasmettere l’annuncio della risurrezione.Torniamo però a quel passo del Vangelo di Luca. Dice il testo che essi «credevano di vedere un fantasma (letteralmente uno spirito)» (Lc 24,37). Gesù però aggiunge: «guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho» (Lc 24,39). E «dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi» (Lc 24,40).Fra l’altro, il Vangelo di Luca, insieme a Matteo (Mt 28,9: «Maria di Màgdala e l’altra Maria… si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono»), sono gli unici a parlare dei «piedi» di Gesù, come vedremo che il Vangelo di Giovanni è l’unico a parlare del suo «fianco»: letteralmente il suo «costato».Con un tocco geniale lo stesso evangelista aggiunge però un altro elemento: Gesù chiede del cibo, e i discepoli «gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro» (Lc 24,42-43).Se Gesù è capace di mangiare, esattamente come noi mangiamo, questo significa che è vivo. Lo sottolinea anche il libro degli Atti degli apostoli, appena prima della salita definitiva di Gesù al cielo, ossia dell’assunzione, che conclude il tempo in cui si è fatto conoscere ai discepoli: «egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo» (At 1,3-5).Arriviamo, infine, al racconto di Giovanni: questo Vangelo è il solo a definire con esattezza il numero delle manifestazioni di Gesù risorto ai discepoli.Ma prima di tutto viene narrato l’incontro con Maria di Magdala, l’apostola degli apostoli, che ha scambiato Gesù per il custode del giardino, ossia il luogo dove Gesù era stato sepolto: l’antica cava di pietra che si era riempita di vegetazione. Significativa la parola con cui il Vangelo dice, facendo parlare Maria di Magdala: «ho visto il Signore» (Gv 20,18). Ma Gesù ha appena detto a Maria, che voleva tenerlo vicino a sé: «non mi trattenere, perché non sono ancora salito al padre» (Gv 20,17).Quando poi Gesù, la sera del primo giorno della settimana, entra nel luogo dove si trovavano i discepoli, a porte chiuse: «venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco» (Gv 20,19-20).I discepoli, però, non sono al completo: «Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo (letteralmente «Gemello»), non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (Gv 20,24-25).Quindi, «otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv 20,26-29).Queste parole riecheggiano il commento del Vangelo all’ingresso del discepolo eletto nel sepolcro vuoto di Gesù: «e vide e credette» (Gv 20,8).Infine, sul mare di Tiberiade, «Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli». Fu allora che «disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare» (Gv 21,1-3).L’evangelista poi aggiungerà che «era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti» (Gv 21,14).In conclusione, come era vera la morte di Gesù così anche la sua risurrezione. Non si tratta perciò di un’esperienza interiore ma della verità della vita, che supera la stessa vita precedente.Questo lo dice bene il libro dell’apocalisse: «Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre» (Ap 1,17-18).