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Rubrica: Risponde il teologo

5 Marzo 2017

Gesù aveva bisogno di pregare?

di Redazione Toscana Oggi

Ho sentito un giovane presbitero che durante un’omelia ha detto che Gesù non aveva bisogno di pregare, ma pregava per dare un esempio ai suoi discepoli. Non sono proprio sicuro… ma volete per favore fare luce su questa affermazione? Grazie.

Massimo Fiammelli

Se Gesù non aveva bisogno di pregare, perché allora i Vangeli raccontano che prega? Nel solo Vangelo di Luca – cui mi voglio limitare – , episodio della fuga di Gesù dodicenne a parte (Luca 2,41-50), Gesù prega anzitutto al momento del battesimo: «mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo» (3,21-22). Prega quando «folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare» (5,15-16), oppure prima della scelta dei dodici, quando: «se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli» (6,12-13), o quando Gesù chiede ai discepoli che pensano di lui. Il vangelo dice che «un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?«» (9,18).

Nel capitolo seguente il racconto riporta una preghiera ancora più significativa di Gesù: «In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza«» (Lc 10,21).  Così il parallelo Matteo: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Mt 11,25-26).

È perciò significativo come Gesù inviti i discepoli a pregare («diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!«»: Lc 10,2), ma è soprattutto quando sta pregando che è richiesto di condurre i discepoli alla sua preghiera: «Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli«» (Lc 11,1).

Insegnare a pregare, sul modello che gli stessi discepoli individuano nel Battista, è perciò il compito del maestro Gesù. Maestro: non esempio esterno ma testimone credibile dell’atteggiamento dei figli verso il loro padre, come esattamente lascia intendere la preghiera che Gesù consegna ai discepoli: «Quando pregate, dite: «Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno«» (Lc 11,2).

Questa preghiera, che è ad un tempo preghiera di Gesù e dei discepoli, dentro quell’atteggiamento di disponibilità ad accogliere il disegno del Padre, si ritrova non a caso nella passione: «Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo» (Lc 21,36). E ancora: «Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione«» (Lc 22,39-46).

Lo spiega molto bene la lettera agli Ebrei: «nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito» (Eb 5,7).

Difficile quindi ridurre la preghiera di Gesù ad un puro fattore occasionale e fortuito.

Stefano Tarocchi

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