Fare posto alla preghiera nella vita quotidiana
Spesso mi rendo conto di non essere molto bravo nella preghiera. La Chiesa ci propone tanti modi di pregare, dalla liturgia delle ore al rosario, dall’adorazione eucaristica alla lectio divina… Io però non ho ancora trovato il mio. Forse anche perché sono tutte forme di preghiera pensate per i preti e i religiosi, che possono mettere la preghiera al centro della loro giornata. Mi chiedo se c’è un modo di pregare che possa adattarsi alla vita dei laici, presi tra i mille impegni quotidiani (il lavoro, la famiglia, i servizi in parrocchia, il bisogno di svago e di riposo…)
Roberto Vitale
Lo si è ben capito nella struttura della Liturgia delle Ore, che nella revisione operata dal Concilio Vaticano II ha riaffermato il legame tra lo scorrere della giornata e il ritmo della preghiera, evitando il pericolo di ridurre quest’ultima soltanto ad un compito da svolgere. E soprattutto nutrendo il credente del pane della parola di Dio, e in particolare del libro dei Salmi, dove restituiamo a Dio come preghiera quello che lui ci dona come Parola. Ma se anche la liturgia (in tutto o in parte, per non parlare della Liturgia Eucaristica) sfugge dalle possibilità del lettore, come fare perché la vita di ogni cristiano sia nutrita dalla preghiera, e tutta l’attività che facciamo non prenda in nessun modo il suo posto?
Forse può aiutarci la prospettiva orientale, che spezza la preghiera in brevi e continue invocazioni, per riempire tutta la giornata e permetterci di pregare anche se siamo impegnati con altri, senza inutili ostentazioni, come del resto già metteva in guardia lo stesso Gesù nel discorso della montagna. Qui è utile in particolare fare accenno alla «preghiera del cuore», quale quella tramandataci nel Racconto del pellegrino russo, e a tutta la grande tradizione dell’«esicasmo», che consiste ripetere costantemente, al ritmo del respiro, l’invocazione evangelica «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore».
Si può dire che si tratta di un significativo riscontro alla parabola della vedova e del giudice disonesto (cfr. Luca 18), che richiede al credente una preghiera instancabile di fronte al mistero di Dio. Ma anche di un affidarci alla sua Provvidenza che si prende cura di ciascuna e di tutte le sue creature. E questo finisce anche per pacificare il nostro spirito sempre inquieto.
Un altro metodo, sempre profondamente imbevuto dell’amore della parola, può essere l’abitudine di aprire o concludere ogni giornata con un brano delle Scritture, sempre in maniera da privilegiare una lettura sapienziale, capace di risuonare nel ritmo delle attività di ogni giorno e di dare sempre il senso a ciascuna delle nostre azioni. Capace inoltre di farci leggere la nostra vita, con le sue pause e le sue stanchezze, nel cammino verso il regno di Dio.
Ciascuno dovrà comunque cercare il proprio metodo, lasciandosi guidare dallo Spirito, la fonte preziosa della nostra preghiera, e non preoccuparsi perché tutto sia perfetto fin dall’inizio. Anche la preghiera, come molte nostre attività, ha bisogno di un allenamento.