È vero che i patriarchi vivevano centinaia di anni?
Mi è capitato di leggere alcuni brani della Bibbia in cui viene citata l’età di alcuni personaggi: Adamo, Noè, Abramo… Si parla di centinaia di anni. Come è possibile che i nostri antenati vivessero così tanto? È un dato storico, oppure le parole della Bibbia vanno interpretate in qualche modo?
Maria Rosa Galli
La risposta a questa domanda, richiede di comprendere la nozione di storicità della bibbia. Innanzitutto i personaggi di questi racconti, nel caso specifico i patriarchi, non sono necessariamente leggendari, o «inventati», per il fatto di apparire nelle leggende. Ma molto di quello che si racconta, è davvero leggendario, ed è difficile separare gli elementi leggendari, da quelli strettamente storici. C’è un divario profondo fra i documenti a disposizione degli storici e i testi biblici sui patriarchi. Questo suggerisce una certa cautela nelle nostre affermazioni sulla storicità di questi testi e obbliga a leggerli con occhi diversi. La loro prima intenzione non è di «informare» sulla storia, sul «che cosa è davvero accaduto» e se le informazione che i testi ci forniscono riguardante l’età dei patriarchi sia reale. Lo scopo principale di questi racconti è formare, prima di tutto la coscienza religiosa di un popolo. Questo non toglie che in questi testi ci possano essere elementi storici. Ma il modo di raccontare è diverso, in quanto ciò che interessa al narratore non è prima di tutto l’oggettività dei dati, ma il significato di quelle vicende per i suoi destinatari, e i mezzi che vengono usati,nella composizione di quei testi sono scelti in funzione di questo fine.
Allora a questo punto nasce una domanda: allora i patriarchi sono davvero esistiti? Se la risposta fosse no, subito c’è chi si scandalizzerebbe,accusando chi scrive di eresia. Ma lo storico non è in grado di rispondere a questa domanda, per assoluta mancanza di dati. Inoltre la storia patriarcale è una storia di famiglia, diversa da quella dei re, o dei personaggi famosi, è una storia di minore .importanza, che non trova riscontri nella grande storia studiata dagli storici.
Un altro problema è che i narratori che scrivono questi testi, scrivono in un’epoca distante (circa VIII-VI secolo) rispetto ai fatti che raccontano che risalgono quasi un millennio prima. Il narratore vuole raccontare un storia che oggi chiameremo teologica. Il narratore si pone dal punto di vista di Dio e si propone di rivelare il progetto che il Signore ha sull’umanità. Lo scopo dunque che questi testi hanno è di dirci non che cosa facevano Abramo, Giacobbe, Giuseppe, ma in che modo la loro storia può servirci per capire il modo di agire di Dio. Dunque la domanda giusta che dobbiamo fare a questi testi, non è se i patriarchi sono davvero esistiti o no, ma cosa significa per noi questa storia.
Questo non significa che non ci siano elementi storici, ma non si possono dedurre immediatamente. La storicità dei patriarchi non è prima di tutto per gli storici, ma per i credenti: è la storia degli uomini narrata dal punto di vista di Dio. Per quanto riguarda l’età avanzata dei patriarchi possiamo interpretarla non dal punto di vista quantitativo, ma qualitativo. Si tratta di un’esistenza vissuta in pienezza, dove se l’umanità rivela gli aspetti più fragili che a volte sfociano in comportamenti per noi moralmente inaccettabili, la benedizione di Dio continua ed è il filo rosso di queste storie.
don Francesco Carensi