È consigliabile l’uso dei foglietti alla Messa?
Sono un vostro abbonato e lettore, da oltre cinquant’anni (da quando esisteva, a Pisa, «Vita Nova») ed ogni settimana non manco di leggervi, in special modo l’informazione religiosa e «Risponde il teologo» ed altri interessanti articoli. Vi sarei molto grato se poteste chiarire una volta per tutte alcune cose riguardo alla partecipazione dei fedeli alla Messa.
1. I vari foglietti che vengono messi a disposizione dei partecipanti sono autorizzati dalla Chiesa o è una scelta del parroco?
2. È consigliabile, opportuno, sconsigliabile o «vietato» seguire sul foglio le varie letture oppure è meglio ascoltare la Parola letta dai lettori e lettrici (non sempre idonei per timbro di voce e a volte non percepibili in alcuni settori di chiese ampie)?
3. Il ritornello del salmo responsoriale deve essere cantato (non sempre è facile impararlo al momento)? Le strofe devono essere lette dal lettore all’ambone o è meglio che l’assemblea le legga a cori alternati?
Lettera firmata
Ausili stampati che permettano la partecipazione dei fedeli alla messa sono stati promossi dalla chiesa, per esempio nei classici “messalini” per i fedeli, dove si trovano le letture per tutto l’anno e l’eucologia del sacramento. Si sono diffusi, poi, edizioni ridotte ai singoli mesi oppure alla sola celebrazione domenicale. Libri, fascicoli stampati e foglietti singoli, pubblicati da case editrici cattoliche, portano in calce un’approvazione ecclesiastica ufficiale. Per quello che riguarda i vari foglietti, l’uso e la loro distribuzione è lecita, a discrezione del parroco. In modo analogo, in alcune chiese, si stampano in proprio le letture della domenica, insieme a notizie particolari per la singola parrocchia. L’uso limitato alla propria comunità parrocchiale non la rende solo lecita, ma utile per portare a conoscenza di tutti le varie iniziative della comunità e della diocesi. Si tratta quindi di un’opportunità pastorale che può aiutare molto la partecipazione dei fedeli alla celebrazione, purché usata con discrezione. Quanto è riportato nei foglietti non ha sempre lo stesso valore. Le letture sono normative, perché della liturgia ufficiale. La preghiera eucaristica, spesso riportata, è una proposta, accettabile, ma il sacerdote può sceglierne un’altra più adeguata a suo giudizio; lo stesso discorso vale per le formule dell’atto penitenziale. Le indicazioni per la preghiera dei fedeli, infine, tengono conto della liturgia del giorno, ma non possono ovviamente prevedere il contesto esistenziale della comunità, che dovrebbe fare la fatica di esprimere davanti a Dio le necessità e i bisogni a lei propri. I foglietti, quindi, al di là della loro liceità, non sono un testo da seguire parola per parola, ma un sussidio per vivere meglio la celebrazione, utilizzandoli secondo le necessità del giorno.
Un discorso diverso va fatto per la lettura all’interno della Liturgia della Parola. Il livello simbolico richiesto dal rito è chiarissimo: durante la Liturgia della Parola la comunità si pone nella scia dell’assemblea d’Israele convocata da Dio per ascoltare la sua Parola. Le indicazioni dell’Antico Patto parlano di una “santa convocazione”, della comunità radunata dalla Parola di Dio per ascoltarlo in atteggiamento di fede. La fede è collegata strettamente alla dimensione dell’ascolto: «Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?» (Rom 10,14). L’indicazione rituale è limpida: le letture vanno ascoltate, evitando di leggerle dal foglietto. Di per sé, le letture riportate nei messalini o nei foglietti sono utili per prepararsi alla celebrazione oppure per rileggerle in altro momento.
Le osservazioni del lettore sulla difficoltà frequente di un ascolto accettabile sono sensate, perché non sempre la lettura avviene in modo adeguato, per tanti motivi, alcuni dei quali accennati dal lettore. Da questo punto di vista, però, si richiede uno sforzo da parte del sacerdote, perché i lettori vadano all’ambone senza improvvisazione, siano preparati ed efficaci nella dizione. Anche la cura nei moderni mezzi di amplificazione rientra nel dovere dei responsabili della chiesa. Leggere durante la celebrazione è un servizio importante al popolo di Dio, non l’esaudimento di un desiderio personale.
Infine, due parole sul salmo responsoriale, parte speciale della Liturgia della Parola. I salmi sono nati per essere cantati. La loro struttura letteraria risente dei ritmi musicali della lingua ebraica e molte indicazioni del salterio fanno riferimento a strumenti che ne accompagnavano il canto. Il canto conferisce al salmo responsoriale (e non solo al ritornello) una dimensione particolare, in sintonia con l’origine di questa Parola di Dio, e sarebbe preferibile secondo lo spirito del momento liturgico. Spesso nelle nostre assemblee si ricorre alla lettura per praticità o difficoltà nel preparare un’assemblea al canto. Certamente una lettura chiara e composta è preferibile a un canto improvvisato o musicalmente scorretto. Alcune variazioni permettono di far vivere una dimensione assimilabile a quella canora. Così il canto del ritornello è già una buona cosa, quando venga fatto con decoro.
Le strofe del salmo restano sempre una Parola di Dio rivolta al popolo e credo sia doveroso proclamarle dall’ambone. Anche se il salmo fosse cantato per intero dovrebbe essere cantato dall’ambone, perché resta una Parola di Dio. Fare leggere le strofe dall’assemblea a cori alterni, pur comprendendo il valore che si cerca di trasmettere, mi sembra faccia perdere la dimensione essenziale di una Parola di Dio offerta all’assemblea attraverso un servizio ministeriale. A conclusione di queste brevi risposte, vorrei ricordare il senso simbolico fondamentale della Liturgia della Parola, alla luce del quale tutto acquista luce più chiara. In questa prima parte dell’unico rito eucaristico, Dio parla al suo popolo, radunato in assemblea per ascoltarne la Parola. Nell’unico rito della messa la Liturgia della Parola è sempre seguita dalla Liturgia eucaristica durante la quale il popolo parla a Dio attraverso il rendimento di grazie per bocca del sacerdote. Vivere nella pienezza simbolica questi due momenti intrinsecamente uniti permette di partecipare all’unico mistero di Dio che si dona a noi in Gesù Cristo, sua Parola vivente.