Dopo la Cresima i ragazzi se ne vanno. Che fare?
Ho notato da tempo che nella mia parrocchia (ma penso che succeda anche nelle altre) il numero di ragazzi che partecipano alla Messa si riduce drasticamente dopo aver ricevuto la prima comunione e la cresima. Le cause possono essere molte: il fatto che questi ragazzi non ricevono dalla famiglia un’educazione cristiana; il fatto che l’ora di catechismo, così come è impostata da tanti anni, non basta più, il fatto che i ragazzi prima trovavano in parrocchia una delle poche possibilità di aggregazione, mentre adesso hanno mille altre attrattive. Forse però è anche vero che pochi ragazzi, quando passano a cresima o a comunione, hanno un’idea precisa di cosa significhino questi sacramenti. Ritardare la cresima a un’età più matura, in maniera che arrivi quando i ragazzi hanno avuto un’educazione alla fede più ampia e siano più consapevoli, potrebbe in parte rispondere al problema?
Francesco Benini
Siamo di fronte ad un aspetto particolare di una più grande crisi, quella che investe i processi educativi e formativi. Si sono inceppati i meccanismi di trasmissione delle credenze e dei valori. Stando ad alcune ricerche, se una volta le agenzie educative, come la famiglia, la scuola, la chiesa, incidevano pressappoco nella proporzione del 30% ognuna, oggi si deve considerare che la loro influenza incide non più del 10% ciascuna. Sono invece soprattutto la cultura ambientale e i mezzi di comunicazione sociale ad avere il sopravvento.
Penso quindi che le soluzioni legate all’età dei ragazzi per ricevere i sacramenti, anche se tentate in passato e continuate oggi in qualche parrocchia, non siano sufficienti. Occorre che ogni chiesa locale e ogni comunità cristiana abbia il coraggio di porsi nell’ottica della conversione pastorale e seguire con più attenzione gli orientamenti dei vescovi riguardo all’iniziazione cristiana dei ragazzi. Questi proponevano che l’iniziazione cristiana fosse adattata «alle esigenze dei fanciulli e dei ragazzi, nel quadro della missione evangelizzatrice della Chiesa e dell’inserimento del cammino di iniziazione nella pastorale ordinaria, offrendo criteri per un’efficace azione di annuncio e catechesi, per una pertinente educazione alla testimonianza e per una corretta celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione, chiedendo il coinvolgimento delle famiglie e della comunità parrocchiale nelle scelte dei fanciulli e dei ragazzi» (1999).