Cremazione dei defunti, la Chiesa è contraria alla dispersione delle ceneri?
La Chiesa consente la cremazione dei defunti. Che indicazioni ci sono per la conservazione delle ceneri? La risposta del teologo
Risponde padre Valerio Mauro, docente di Teologia sacramentaria
Fin dal 1963 la Chiesa ha riconosciuto come la cremazione di per sé non sia contraria alla fede cristiana. Motivazioni di ragione igienico, sociale e persino economico la rendono accettabile, per quanto motivazioni teologiche e pastorali facciano preferire ancora la tradizionale sepoltura dei corpi. Quanto appena riportato in sintesi, esprime il pensiero della Congregazione per la Dottrina della Fede, che nell’istruzione Ad resurgendum cum Christo (15 agosto 2016) ha ritenuto necessario riconfermare quanto ormai era di comune configurazione nei rituali per le esequie delle varie Chiese locali. In modo più specifico, tuttavia, la Congregazione ha inteso ricordare quali siano le norme in merito alla conservazione delle ceneri nel caso della cremazione. Rispetto a quanto pubblicato dalla Chiesa italiana, con il Rito delle Esequie del 2012, non vi sono variazioni nel testo della Congregazione. Pertanto, possiamo riferirci a questo rituale per mettere in luce le affermazioni più inerenti alla domanda del lettore.
Prima di passare alla norma sulla conservazione delle ceneri, è opportuno riprendere le motivazioni che fanno ritenere più idonea la sepoltura dei corpi per la nostra fede. Si esprime meglio la pietà verso i defunti, se ne favorisce il ricordo e si è spontaneamente condotti a una preghiera d’intercessione per loro. La cura del corpo richiesta dal suo seppellimento esprime sentimenti di onore verso quello stesso corpo, attraverso il quale si è intessuta una vita in tutte le sue più nobili manifestazioni: lavoro, affetti, generatività, gesti di fede, partecipazione all’edificazione del Regno nella giustizia e nella pace. Inoltre, la deposizione nel cimitero conduce a vivere la memoria verso i defunti nell’ambito di una fede che si configura ecclesiale: il cimitero è luogo di memoria ecclesiale. Nel confronto con queste motivazioni, appare più chiaro quanto viene detto sulla conservazione delle ceneri in un lungo paragrafo qui sotto riportato alla lettera:
«La prassi di spargere le ceneri in natura, oppure di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, come ad esempio, nelle abitazioni private, solleva non poche domande e perplessità. La Chiesa ha molti motivi per essere contraria a simili scelte, che possono sottintendere concezioni panteistiche o naturalistiche. Soprattutto nel caso di spargimento delle ceneri o di sepolture anonime si impedisce la possibilità di esprimere con riferimento a un luogo preciso il dolore personale e comunitario. Inoltre, si rende più difficile il ricordo dei morti, estinguendolo anzitempo. Per le generazioni successive la vita di coloro che le hanno precedute scompare senza lasciare tracce» (Rito delle esequie, n. 165).
Senza entrare in merito a possibili motivazioni personali e intime, che potrebbero indurre alle soluzioni ritenute inadeguate, non possiamo dimenticare come il cimitero abbia una tradizione cristiana antichissima, che risale all’epoca delle catacombe. In quanto luogo della memoria si pone al tempo stesso come riconoscimento della dignità del defunto e annuncio della speranza cristiana nella resurrezione. Deporre le urne con le ceneri del defunto nel medesimo luogo della memoria mantiene il collegamento con questa dimensione ecclesiale della fede e della memoria che i cimiteri hanno conservato e trasmesso per secoli. Infatti, secondo il punto di vista della fede, come viene espressa dal rito delle esequie, la cremazione si ritiene conclusa solo con la deposizione dell’urna nel cimitero. Trova qui il suo senso l’invito chiaro rivolto a sacerdoti e diaconi perché accolgano le richieste di preghiera e benedizione durante questo ultimo tratto del rito funebre.
A conclusione di questa breve divagazione, pur ritenendo di avere risposto all’interrogativo del lettore, mi sembra importante provare a mettere in evidenza cosa appaia nella discrepanza tra le indicazioni del Rituale e l’uso diffuso di conservare le ceneri in casa o chiedere che vengano disperse in natura. Si manifesta ancora una volta una fede vissuta in modo autoreferenziale, della quale non si mette in dubbio la sincerità con cui vive il rapporto con il mistero di Dio e della vita. Sembra, però, che le venga a mancare quel respiro ecclesiale che configura la fede cristiana in ogni sua articolazione.