Cosa sono i «sacramentali», segni e riti che nutrono la fede e santificano la vita
Ho sentito parlare dei «sacramentali»: vorrei sapere cosa sono, e in cosa si differenziano dai sacramenti.
Risponde padre Valerio Mauro, docente di Teologia sacramentariaL’ancora diffusa benedizione delle case o quella degli animali, così tipica del mondo contadino, sono alcuni dei sacramentali per i quali il lettore chiede alcune delucidazioni. Come sacramentali si intendono quei riti che la Chiesa ha elaborato per nutrire la fede e chiedere a Dio una particolare protezione spirituale. In termini precisi si esprime così la Costituzione conciliare sulla liturgia, Sacrosanctum concilium: «La santa Madre Chiesa ha istituito i sacramentali. Questi sono segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie circostanze della vita» (SC 60).Lungo la storia della Chiesa sono nate una varietà di celebrazioni, nei confronti delle quali la fede ecclesiale ha riconosciuto un diversificato rapporto con quanto ricevuto in dono dal suo Signore. È così che «per mezzo dello Spirito che la guida alla verità tutta intera (Gv 16,13), la Chiesa ha riconosciuto a poco a poco questo tesoro ricevuto da Cristo e ne ha precisato la dispensazione, come ha fatto per il canone delle divine Scritture e la dottrina della fede, quale fedele amministratrice dei misteri di Dio. Così la Chiesa, nel corso dei secoli, è stata in grado di discernere che, tra le sue celebrazioni liturgiche, ve ne sono sette le quali costituiscono, nel senso proprio del termine, sacramenti istituiti dal Signore» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1117). Quindi, secondo il tradizionale linguaggio teologico, la distinzione tra i sette sacramenti e le altre celebrazioni viene espressa con il termine «istituiti dal Signore» per i sette sacramenti (Ccc 1117) o «istituiti dalla Chiesa», per le altre celebrazioni (Ccc 1668). Dal diverso rapporto con il mistero di Cristo deriva la peculiare fecondità dell’invocazione rivolta a Dio attraverso i sacramenti, nei quali «agisce Cristo stesso: è lui che battezza, è lui che opera nei suoi sacramenti per comunicare la grazia che il sacramento significa. Il Padre esaudisce sempre la preghiera della Chiesa di suo Figlio, la quale, nell’epiclesi di ciascun sacramento, esprime la propria fede nella potenza dello Spirito» (Ccc 1127). Nei sacramentali, invece, potremmo dire come l’accoglienza della richiesta è affidata al mistero del rapporto tra la fede che invoca e la benevolenza di Dio che accoglie la richiesta di un bene spirituale. Secondo un semplice schema, si distinguono i sacramentali-cose dai sacramentali-azioni. Ai primi appartengono: l’acqua benedetta, memoria del santo battesimo; i rami d’ulivo portati a casa dopo la liturgia delle Palme; le ceneri con le quali si dà inizio al tempo penitenziale della quaresima; le uova della mensa pasquale. Già da questi esempi si chiarifica il rapporto di ogni sacramentale con il mistero della Pasqua di Cristo. Nei sacramentali-azioni troviamo gesti rituali particolarmente significativi a livello ecclesiale come la benedizione di un abate o la consacrazione di una vergine, la benedizione di un accolito o di un lettore, la dedicazione di una chiesa o di un altare: per tutti esistono i rispettivi riti liturgici. Ma vi sono anche le azioni tipiche del vivere quotidiano, che si vuole affidare a Dio come le benedizioni dei bambini, dei campi, degli oggetti di vario uso. Dinanzi a tale varietà di gesti rituali non è facile elaborare una sintesi che possa unificare il senso preciso di cosa sia un sacramentale. Come sempre è la vitalità della Chiesa che sorge feconda, in un ritmo spontaneo, guidato dallo Spirito, e solo in seguito si riflette, cercando una lettura d’insieme.Come appare dagli esempi sopra riportati, tra i sacramentali risaltano soprattutto le benedizioni, sia di persone che di luoghi o cose. L’uso delle benedizioni risale alla religiosità ebraica e affonda le radici ancora più lontano. Pensiamo alla benedizione di Melchisedek su Abramo (Gn 14,19-20) come alla grande tradizione ebraica (il Talmud babilonese ha un intero trattato sulle benedizioni). E poi la benedizione del padre o della madre sui propri figli, tipica di ogni religiosità naturale, ma che nell’esperienza cristiana diventa espressione del sacerdozio battesimale dei genitori. I sacramentali, dunque, si presentano come gesti rituali, nati dalla fede della Chiesa, che presenta a Dio dimensioni specifiche della propria vita. Nella fede la comunità ecclesiale riconosce come ogni dimensione dell’esistenza e dell’operare abbiano un riferimento a Dio e per questo ne chiede la benedizione. Certamente le benedizioni, in tutte le loro forme liturgiche, sono l’espressione più tipica di cosa sia un sacramentale. Si mostrano come gesti di fede e di affidamento, conservando sempre l’intenzione di contribuire alla costruzione del Regno attraverso l’uso delle cose benedette o l’esercizio del compito ecclesiale ricevuto con la benedizione.Nel loro insieme, i sacramentali si collocano all’interno del rapporto che la comunità credente ha e deve mantenere con il mondo. Chiamato a essere liturgo della creazione (Gn 1,28; 2,15), l’uomo è chiamato a custodirlo per la gloria di Dio e il bene dell’umanità. Attraverso il ministero della Chiesa, quest’opera di cura e custodia si compie nell’unificazione del creato in Cristo. Nei sacramentali il ministero della Chiesa si esprime come azione rituale dal valore epicletico, invocazione sostenuta dalla fede. Da questo punto di vista, si può riprendere l’insieme dei sacramentali e dividerlo in azioni di consacrazione o di benedizione. Le prime manifestano una «riserva» a Dio della realtà consacrata, pur continuando a essere al servizio dell’uomo, come nella consacrazione di una chiesa. Le seconde sono preghiere di affidamento a Dio, perché ne derivi un bene, soprattutto spirituale, come nella consueta benedizione di un pasto. Infine, un terzo campo, molto particolare, è quello degli esorcismi, nelle loro forme, tutte e sempre regolate dalla Chiesa, sotto la moderazione del vescovo locale. In sintesi estrema, realtà complessa e delicata, anche gli esorcismi appartengono all’ambito dei sacramentali, perché in essi opera la fede della Chiesa nella vittoria che Cristo ha già ottenuto contro ogni male.