Nel Vangelo di Matteo, Marco e Luca è scritto che dopo il battesimo, Gesù va nel deserto. Il Vangelo di Marco specifica che questo avviene subito dopo il battesimo. Nel Vangelo di Giovanni viene specificato che il giorno dopo del battesimo di Gesù, Gesù si trova ancora dove il Battista battezza, lo vede e dice ad Andrea e a un altro discepolo di seguire Gesù e non più lui. Quello stesso giorno Andrea segue Gesù e racconta l’accaduto a Simone. Il giorno dopo Gesù parla con Filippo e Natanaele. Poi tre giorni dopo vanno a Cana. Non riesco a conciliare questi eventi. Se è scritto che Gesù subito dopo il battesimo andò nel deserto significa che passarono 40 giorni minimo. Gesù essendo Dio ha il dono dell’ubiquità quindi la risposta già potrebbe essere questa. Tuttavia, la Chiesa come ha risposto a questo interrogativo che certamente è saltato fuori?Andrea MartiniRisponde don Stefano Tarocchi, preside della Facoltà teologica dell’Italia centraleLa domanda del lettore circa il battesimo è posta in maniera estremamente intrigante. Va detto però che non tiene conto del fatto che ciascun evangelista segue una propria narrazione.La differenza nel collocare i vari momenti testimonia la libertà dei singoli autori ispirati di «scegliere alcune cose tra le molte che erano tramandate… spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, … sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere». È quello che insegna il Concilio Vaticano II (Dei Verbum 19).Torniamo a quell’evento fondamentale della vita di Gesù che è il battesimo. Comincerei guardando come ne parla il libro degli Atti, fino dal momento in cui è scelto Mattia al posto di Giuda: «bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione» (At 1,21-22). E poi lo dice Pietro a Cesarea, davanti al centurione Cornelio: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui» (At 10,37-38).Per tornare ai Vangeli, questo è il racconto di Marco, quando racconta che, dopo il battesimo, «subito lo Spirito sospinse [Gesù] nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano» (Mc 1,12-13).Gli fanno eco Matteo e Luca: «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame» (Mt 4,1-2); «Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame» (Lc 4,1-2).In sostanza, la tradizione dei primi tre Vangeli è omogenea nell’introdurre questo periodo particolare della durata di quaranta giorni, che si trova all’inizio della missione di Gesù. Il racconto più scarno di Marco, e quelli più articolati di Matteo e Luca sono perfettamente concordi, anche se il solo Marco dice esplicitamente che Gesù si sottopone allo stesso battesimo di quanti andavano dal Battista: «Giovanni, battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Mc 1,4). Si tratta un tema estremamente delicato e che poneva diversi problemi perché esprime la totale condivisione di Gesù con la condizione umana.Per quanto riguarda il quarto Vangelo, questo si muove da prospettive diverse. Comincia parlando della testimonianza di Giovanni, quando gli vengono inviati sacerdoti e leviti da Gerusalemme, egli afferma «io non sono il Cristo» (Gv 1,20). Del resto, per eliminare ogni confusione fra il Battista e Gesù – e questo è un tema di non poco conto all’interno di questo Vangelo – poco prima leggiamo anche: «venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce» (Gv 1,6-8). Lo stesso Battista continua: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo» (Gv 1,26).Se scorriamo la narrazione del primo capitolo nel Vangelo di Giovanni, scopriamo la ricostruzione della settimana che inaugura il ministero di Gesù.Questa è scandita con un’affermazione temporale che si ripete identica in tre versetti: «il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”» (Gv 1,29); «il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”» (Gv 1,35-36); «il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: “Seguimi!”. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro» (Gv 1,43-44). E, ancora, all’inizio del capitolo seguente quando l’evangelista ci porta a Cana di galilea per il segno dell’acqua trasformata in vino, si legge: «il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù» (Gv 2,1).In questo spazio temporale, dopo che il Battista ha pronunciato per la seconda volte le parole «Ecco l’agnello di Dio!», s’innesta il percorso che porta i discepoli di Giovanni a seguire Gesù: «i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio» (Gv 1,37-39).Ma per rispondere alla domanda, bisogna mettersi nella prospettiva dei singoli racconti evangelici: se i Sinottici costruiscono il loro racconto con la scena delle tentazioni a cui è sottoposto Gesù, il quarto Vangelo si muove in un’altra direzione.Una volta che ha portato all’attenzione dei suoi lettori, noi compresi, l’indicazione del Battista («Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo»: Gv 1,29), stabilisce questo nuovo percorso. Non è importante che noi riusciamo a incrociare i dati dei singoli racconti quando i loro narratori hanno prospettive diverse, ma è importante cercare di raccogliere il messaggio che ci arriva nell’insieme.D’altronde, non è per caso che la comunità cristiana delle origini non ha mai sentito il bisogno di unificare i racconti dei Vangeli in uno solo. Ha infatti mantenuto nell’elenco dei libri ispirati del Nuovo Testamento tutti e quattro i libretti che noi conosciamo. Non tenere conto di questo principio, in tutta sincerità, è qualcosa che non dovremmo neanche prendere in considerazione, nemmeno per ragioni di un’ipotetica maggiore chiarezza.