Con l’Ascensione Gesù porta in cielo la sua natura umana?
La festa dell’Ascensione mi suscita una domanda. Gesù che sale al cielo si porta dietro qualcosa della sua umanità? Possiamo dire che la Trinità è cambiata, in qualche modo, prima e dopo l’incarnazione?
Giulia Rini
La festa dell’Ascensione insieme alla Pasqua e alla Pentecoste, costituisce l’unico Mistero Pasquale, nei suoi vari aspetti.
Ma per approfondire la festa dell’Ascensione, che celebriamo secondo gli Atti degli apostoli, 40 giorni dopo la Pasqua, ci aiuteranno alcuni testi biblici che ci permetteranno di rispondere alla domanda fatta. Si tratta di At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20. Nel credo niceno costantinopolitano che recitiamo tutte le domeniche e solennità, si dice «è asceso al cielo , siede alla destra del padre» Dunque alla destra del Padre siede il Cristo risorto,che ha adempiuto, nell’obbedienza, la missione per cui il padre lo ha inviato: «ora lascio di nuovo il mondo e vado al padre» (Gv. 16,28).
Nell’evento dell’Ascensione, per cui alla destra del Padre siede un corpo umano, il corpo di Gesù, il credente contempla la prefigurazione della destinazione propria e dell’umanità. Così si legge nel prefazio: «Mediatore tra Dio e gli uomini, giudice del mondo e Signore dell’universo, non si è separato dalla nostra condizione umana, ma ci ha preceduti nella dimora eterna, per darci la serena fiducia, che dove è lui, capo e primogenito, saremo anche noi, sue membra, uniti nella stessa gloria» (prefazio dell’Ascensione 1). Con l’Ascensione il figlio porta nella vita trinitaria, la carne umana da lui assunta e redenta. «Il Signore Gesù, dopo aver parlato agli Undici, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19).
Ma la Trinità è cambiata dopo l’incarnazione? La dottrina della Chiesa insegna che quando si dice che il Verbo si fece carne, cioè divenne uomo, non significa che la seconda persona della Trinità lascia la casa trinitaria per andare in mezzo agli uomini. Questo sarebbe contraddittorio in quanto Dio non muta, non si sposta e non si trasforma. Si dice il Figlio assunse la natura umana grazie alla partecipazione di Maria. Sempre si dice che il Cristo aveva due nature, una divina e una umana ,unite in una sola persona, quella divina. Questo ci dice che il verbo o il figlio non ha mai lasciato la Trinità, perché generato eternamente dal padre. Nello stesso tempo nella sua persona di figlio ha assunto la natura umana, «si fece carne».
Ma la carne del Figlio di Dio non è mai dissociata da verbo, quindi con il verbo fatto carne forma un unico essere, un unico uomo chiamato Gesù. L’incarnazione di Gesù è l’espressione profonda dell’amore folle di Dio che per amore si unisce all’umanità: «Il primo-nato [si avvolse in un corpo / Come un velo per nascondere la sua gloria. / Lo Sposo immortale brilla nella sua veste». Efrem intuisce già ciò che sarà detto nel Concilio Vaticano II: «Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo» (GS 22). Quest’unione sarà l’inizio delle nozze che si compiranno sulla croce.
Ma perché Dio si è fatto uomo? Esploriamo nel secondo punto la risposta dei Padri. «Dio si è fatto uomo affinché l’uomo diventasse Dio». È la convinzione di tanti Padri, come sant’Ireneo, sant’Atanasio, solo per fare qualche nome. I Padri orientali considerano la necessità dell’incarnazione non sotto il registro della necessità, ma nell’ottica della natura dell’agire di Dio. Dio non salva delegando (sia anche a una sua opera), ma assumendo. Da qui la lapidaria espressione di san Gregorio di Nazianzo: «Ciò che non è stato assunto, non è stato salvato». Detto in termini affermativi: Dio salva solo ciò che assume. Proprio come un fuoco che trasforma le realtà toccandole, compenetrandole, così la salvezza – che non è altro che vivere della vita stessa del Dio-Trino-Amore – si raggiunge e si vive non come un’impresa umana, ma come accoglienza dell’invasione dell’Amore folle di Dio, che in Cristo ci ha amati e ha consegnato se stesso per noi e a noi. Nell’incarnazione abbiamo anche la piena partecipazione alla divinità.
Dato che l’uomo non poteva unirsi a Dio salendo verso Dio, Dio discese verso l’uomo, discese nell’uomo, Dio divenne uomo. Scrive san Tommaso d’Aquino: «Quanto alla piena partecipazione alla divinità che è la vera beatitudine dell’uomo e il fine della sua vita, tale partecipazione ci viene conferita per l’umanità di Cristo». Si può dire dunque che l’Ascensione porta a compimento questo processo di divinizzazione senza nulla togliere alla Trinità.