Come si può spiegare ai bambini chi è Satana e perché odia Dio?
Sono una mamma che, prima del quarto figlio, aveva anche il tempo di fare la catechista. Mi sono sempre state poste delle domande che mi hanno messo in serio imbarazzo; ve ne sottopongo una, che mi è stata rivolta sia dai ragazzi del catechismo che dalle mie figlie: chi è satana? perché Dio permette che esista? perchè odia così tanto gli uomini e Dio? ma esiste davvero oppure è l’uomo che può scegliere tra essere cattivo o buono? Io per fede so le risposte ma come posso rispondere senza nè mentire nè scadere nel sensazionalismo?
Nel progredire della storia della salvezza la situazione si chiarisce sempre di più fino alla venuta del Figlio di Dio. Nell’annuncio del Regno Gesù si scontra con potenze misteriose, dalle quali libera gli uomini: «Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio» (Lc 11,20). La tradizione apostolica seguente, dalle lettere di Paolo all’Apocalisse di Giovanni rileggono la tensione di realizzare il regno di Dio come una lotta contro questa potenza malefica. I nomi con cui la Scrittura indica questa realtà ci aiutano a comprendere la sua azione in opposizione al disegno divino. Si tratta di «satana», cioè colui che si mette in mezzo per fare inciampare; del «diavolo», cioè di colui che divide; è detto poi «omicida fin da principio» e «padre della menzogna» (Gv 8,44). Questi appellativi mostrano il suo tentativo di negare i grandi doni di Dio: la Legge come via per la felicità piena; lo Spirito di fratellanza e comunione; il dono di una vita in abbondanza nella luce splendente della verità.
Lo sguardo sintetico alla Parola di Dio ci permette di tirare alcune conclusioni. Non siamo di fronte a due princìpi uguali, come se il Bene e il Male stessero lottando per la vittoria finale. Solo Dio è Dio, egli è l’Unico e nulla gli può essere paragonato. Con il termine «creazione» la fede cristiana afferma in Dio il fondamento originario di ogni realtà che esiste. Tutto ciò che esiste è stato progettato da Dio come buono (Gn 1,31), solo un rifiuto consapevole della bontà che viene da Dio colora di malvagità una sua creatura. Se per l’uomo, durante la sua vita terrena, si apre sempre uno spazio per la conversione e il ritorno a Dio, il Vangelo, descrivendo la lotta di Gesù contro questa potenza, ci attesta che in questa stessa potenza il rifiuto di Dio ha assunto una dimensione definitiva, non solo per se stessa, ma a tal punto da volervi coinvolgere l’umanità. La lettera di Giuda accenna a un misterioso peccato degli angeli (Giuda 6), raccogliendo una tradizione giudaica che troviamo nel libro di Enoc, al di fuori delle Scritture ispirate. Ma anche in questo brano l’interesse dell’autore della lettera di Giuda è per l’uomo. Prendendo come esempio la vicenda degli angeli ribelli, che si sono allontanati per sempre dalla comunione con Dio secondo questa interpretazione tardo-giudaica, rivolge ai lettori un monito severo perché non si lascino trascinare in comportamenti immorali che li escludano dalla salvezza.
Nel corso della storia sono state ideate immagini stereotipate di questa potenza diabolica. Dalle raffigurazioni pittoriche fino alle descrizioni dantesche o alle varie visioni mistiche, più o meno autenticate dalla Chiesa, si tratta di espressioni umane che cercano di dire in un linguaggio figurato immaginario ma efficace la potenza di male che è all’opera. Tanto immaginarie e fasulle sono queste rappresentazioni tanto reale è la sua azione, che si rivolge contro la pienezza di vita dell’uomo. Satana, o il diavolo, è quella realtà personale che vuole ostacolare il disegno di Dio e la sua opera di salvezza compiuta in Cristo (Catechismo della Chiesa Cattolica, n° 2851). Ma Dio non ha abbandonato gli uomini a se stessi. Inviato nel mondo, Gesù, il Figlio fatto uomo, attraverso la sua vita di obbedienza amorosa al Padre fino al dono totale della vita, ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e della morte, aprendoci la via della vita eterna con la sua risurrezione. L’esistenza e l’opera di satana sono relative al mistero del progetto di Dio, dove il dono supremo della libertà richiede il rischio di un rifiuto nei confronti dell’amore stesso. Questo amore divino raggiunge, però, una profondità tale da far nascere nel cuore della Chiesa che prega una speranza dalle dimensioni universali: «né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rom 8,38). Dobbiamo solo dire un sì al suo amore misericordioso. Questo «amen» è il nostro compito e nessun altro potrà mai pronunciarlo al posto nostro. Sta qui grandezza dell’uomo chiamato ad essere davanti a Dio «respons-abile», capace di una risposta libera al suo amore.