Chi ha creato l’inferno?
Ho sentito un famoso esorcista dire in televisione: l’inferno esiste ma non è stato creato da Dio, è stato creato da Satana. Eppure sul Vangelo di Giovanni è scritto, a proposito del Verbo: «Tutto è stato creato per mezzo di Lui» e «senza di lui neppure una delle cose create è stata fatta». Come la mettiamo?
Il paradiso è intimità, comunione, unità dell’anima con Dio stesso che è l’oggetto del desiderio dell’anima che lì lo vede viso a viso. Ora immaginiamo il purgatorio: anche questo non è un luogo, ma uno stato dell’anima, che non comunica e non vede Dio, ma lo desidera ardentemente. Questo gran desiderio di vedere Dio purifica l’anima da tutte quelle scorie che si è portata dietro dalla vita terrena. È come il giovane che si approccia a tante amicizie e a tante persone simpatiche verso le quali ha pensieri e affetti, ma quando incontra l’amata del suo cuore questo gran desiderio di unione con essa lo distacca da ogni altro affetto, simpatia e desiderio per unirlo a lei soltanto. Questo è il purgatorio: è lo stato in cui l’anima brama Dio, ma che momentaneamente l’è tolto, e il desiderio infinito di vederlo purifica come un crogiolo l’anima da ogni altra affezione finché non è pronta per l’incontro con Dio.
Cos’è dunque l’inferno? Immaginiamo l’anima che va nell’altro mondo e desidera vedere ardentemente, infinitamente, e brama di unirsi e di comunicare con Dio (d’altra parte è questo il senso della vita), ma non può. Le è preclusa questa possibilità che è l’unica e la più grande aspirazione dell’al di là. Ecco la disperazione: non vedere Dio, desiderarlo ardentemente, svisceratamente, e sapere che sarà impossibile vederlo. Come quando nei marosi sappiamo che nessuno potrà salvarci: viene meno la speranza, e subentra violentissima la disperazione.
Così l’inferno è lo stato dell’anima che sa benissimo che non vedrà mai Dio: l’ardentissimo oggetto del suo desiderio. L’inferno dunque si genera dentro l’anima, emerge dall’anima stessa e l’anima è ragione di questo stato di radicale disperazione. Non c’entrano niente i demoni, le fiamme, i carboni ardenti pene che fanno ridere in confronto alla disperazione dell’anima. Quelle immagini e figure si utilizzano per introdurre il concetto di disperazione, si usano per i bambini, per i semplici, che hanno bisogno di figurarsi un «luogo» e uno spazio dove mettere a soffrire queste anime cattive. Ma per una comprensione più adulta l’inferno se lo procurano e se lo creano le anime stesse condannate a non vedere in eterno Dio: l’oggetto del loro desiderio. A un giovane che viene tolta l’amata, che male può fargli un frustata o una scottatura?
Il vero dramma è non avere l’amata. Il dramma infernale è l’anima che non vede Dio. Il demonio convive con queste anime, e la sua disperazione lo porta a odiare le creature di Dio. Gesù nel vangelo usa immagini: geenna, fuoco, fiamme ma senz’altro vuol indicare lo strazio, il fuoco, la bruciante fiamma di un desiderio infinito di vedere Dio certo di non essere mai esaudito. Dove poi stiano le anime buone o cattive, chi abbia fabbricato l’inferno, con quali strumenti di tortura i demoni affliggono le anime lo lasciamo alla fantasia di chi ha bisogno di immagini e non di ragioni. Quando un’anima non ha l’oggetto del suo desiderio: questo è il suo inferno, che non viene solo dopo la morte ma c’è anche prima in questa vita, solo che dopo è radicale, mentre nell’oggi si può ancora rimediare proprio in virtù della salvezza operata da Cristo. Dunque se si vuol parlare di creazione dell’inferno, questo se lo creano le anime stesse con le loro scelte e i loro dinieghi: a Dio dispiace, il demonio sarà contento, ma l’atto è umano.