Chi era Giuda, «fratello nostro», il traditore che non ha il coraggio di chiedere perdono
Sulla figura di Giuda molti hanno scritto. È possibile immaginare che fosse consapevole di dover consegnare Gesù per consentire che si compisse il disegno della passione, della morte e della resurrezione? O il suo è un puro gesto di tradimento?Sara Moretti
Risponde padre Luca M. De Felice,docente di Sacra ScritturaEsaminando la vicenda dell’apostolo Giuda nei Vangeli si possono fare delle considerazioni che ci aiutano a «costruire» una risposta, nel mistero che avvolge la vicenda di Giuda Iscariota. Probabilmente il termine Iscariota, voleva dire che proveniva da Cheriot, un villaggio nei pressi di Hebron (cf. Gs 15,25; Am 2,2); oppure che alludesse alla parola sicario, cioè quelli che protestavano contro il potere ed erano armati di un pugnale di nome «sica»; o, ancora, Iscariota è un termine di origine ebraico-aramaica significante «colui che stava per consegnarlo» (cf. Gv 6,7; Gv 12,4; Gv 18,2.5 e Mt 26,25.46.48). In effetti Giuda lo ha «consegnato» perchè rimase deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese e così consegnandolo, cedette miseramente alla tentazione del Maligno. Giovanni dice espressamente che «il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo» (Gv 13,2); analogamente scrive Luca: «Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici» (Lc 22,3). Il tradimento in quanto tale è avvenuto in due momenti: innanzitutto nella progettazione, quando Giuda s’accorda con i nemici di Gesù per trenta monete d’argento (cfr Mt 26,14-16), e poi nell’esecuzione con il bacio dato al Maestro nel Getsemani (cfr Mt 26,46-50). Nonostante questo, bisogna ricordare che Gesù ha manifestato apertamente la sua amicizia per i suoi apostoli (cfr Mt 26,50), però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, Egli non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, perché ha sempre rispettato la libertà umana.Il discepolo traditore aveva venduto Gesù per denaro («Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?», Mt 26,14), ma non poté godere delle trenta monete d’argento. Così, «preso dal rimorso» (Mt 27,3), si rese conto del crimine commesso, riconoscendo il peccato e il tradimento di un innocente e, vedendo che Gesù veniva condannato a morte, restituì il compenso del tradimento ai sommi sacerdoti. Ma il denaro frutto di morte, venne destinato dai sommi sacerdoti per un luogo di morte: un cimitero (Mt 27,8). Diversamente da Gesù, Colui che accoglie sempre, ai capi religiosi non interessavano i rimorsi di Giuda, loro avevano ottenuto quel che da sempre volevano: mantenere il potere che il Figlio dell’uomo stava per scalzare. Nel Nuovo Testamento, però, ci sono due finali per Giuda Iscariota. Da una parte succede che Giuda getta le monete verso il santuario, là da dove provenivano e pentito va a impiccarsi. Giuda ricorda la stessa fine di Achitofel, unico suicida impiccato nella Bibbia (2 Sam 17, 1-23). Costui, consigliere fidato del re David, l’aveva poi tradito passando dalla parte del figlio Assalonne, che voleva occupare il posto del padre.Nell’altra versione, molto differente, troviamo nel racconto di Pietro che Giuda non si pentì e non restituì il compenso del tradimento del suo Maestro ma, al contrario, si comprò un campo, dove poi morì per squarciamento, che era la morte riservata ai traditori («comprò un campo con il prezzo del suo delitto e poi, precipitando, si squarciò e si sparsero tutte le sue viscere», At 1,18).Occorre ricordare che Gesù aveva avvertito che chi vive solo per sé stesso, non vive, ma è già perduto (Mt 16,25): la solitudine porta ognuno «a spegnersi». Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento e alla conversione, Egli è ricco di misericordia e di perdono. Quando pensiamo al ruolo negativo svolto da Giuda dobbiamo inserirlo nella superiore conduzione degli eventi da parte di Dio: colui che ha consegnato (l’Iscariota) diventa parte di un misterioso progetto salvifico. Dio assume il gesto inescusabile di Giuda come occasione del dono totale del Figlio per la redenzione del mondo.Quindi si puo così rispondere alla domanda posta che, probabilmente, Giuda non era consapevole di dover consegnare Gesù per consentire la salvezza. Questo è un mistero, a mio parare, che non dobbiamo chiarire, ma trasformare il dubbio in preghiera. Sull’esempio di ciò che disse don Primo Mazzolari, durante una omelia del Giovedì santo del 1958: «Povero Giuda. Povero fratello nostro. Il più grande dei peccati non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare». Anche Pietro tradì il Maestro, ma si pentì e ritornò dal Signore; Giuda purtroppo non tornò a chiedere perdono. Possiamo, però affidarci alla Misericordia Divina che ci aiuti a vivere questo mistero di Giuda e a pregare per tanti che si allontano o si sono allontanati dal Signore, senza ritornare.