Bambini non battezzati: anche per loro c’è salvezza
Silvano Bonini
L’insegnamento tradizionale, per rispondere a tale questione, faceva ricorso alla teoria del limbo (lembo, bordo, periferia), cioè quello stato in cui le anime dei bambini morti senza battesimo non soffrivano nessuna pena, non avendo commesso peccati personali, ma neppure avevano il premio della visione beatifica perché macchiati dal peccato originale: godevano di una felicità naturale, senza sapere che esiste una felicità maggiore, quella soprannaturale. Tale teoria, elaborata a partire da teologi medievali (per mitigare l’affermazione di s. Agostino che, volendo difendere l’assoluta necessità di Cristo per la salvezza, riteneva che i bambini che muoiono senza battesimo sono «consegnati all’inferno», pur se con una «pena mitissima») non è mai entrata nelle definizioni dogmatiche del Magistero, anche se è stata utilizzata nell’insegnamento della Chiesa (ad es. il catechismo di Pio X). Rimane dunque solo un’ipotesi teologica, ancora possibile, ma che la Chiesa, nella sua sempre maggiore comprensione della Rivelazione, ha ritenuto di dover ripensare.
I teologi della Commissione, nello studiare il problema, si sono mossi da alcune verità basilari, che la Chiesa da sempre ha proclamato: a) Dio vuole la salvezza di tutti gli esseri umani; b) la salvezza è data agli uomini unicamente in Cristo per mezzo dello Spirito; c) la realtà e universalità del peccato originale; d) la necessità del sacramento del battesimo per la salvezza.
Si tratta di uno studio ampio e articolato (ben 103 articoli) di cui non è possibile qui tracciare lo sviluppo e di cui purtroppo molti mass-media hanno dato un resoconto a dir poco superficiale (basti l’esempio di un’intervista di Armando Torno allo storico Le Goff pubblicata qualche tempo fa sul Corriere della Sera. Il titolo: Cancellato il Limbo, adesso tocca al Purgatorio. Incerto anche il futuro di Inferno e Paradiso).
Quali le conclusioni del documento? «Vi sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare la speranza che i bambini morti senza battesimo possano essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna» dice il testo, aggiungendo che in nessun modo questo deve portare a minimizzare o negare la necessità del battesimo e neppure a ritardare il rito della sua amministrazione. Infatti «vi sono ragioni per sperare che Dio salverà questi bambini, poiché non si è potuto fare ciò che si sarebbe desiderato fare per loro, cioè battezzarli nella fede della Chiesa e inserirli visibilmente nel Corpo di Cristo».