Anche cani e gatti vanno in Paradiso?
Cerco preti o studiosi teologi che mi possano rispondere. Stamani mi trovavo a Pistoia, io sono di Firenze ma sono andata lì perchè ho portato le mie due gattine a fare un intervento di chirugia molto complicato e siccome ero molto spaventata e in pensiero ho pensato di entrare in una chiesa … era una chiesa incantevole, ho trovato una statua della madonna meravigliosa, davvero suggestiva, e mi sono messa a piangere per le mie miciotte sotto i ferri, in questa chiesa fantastica … volevo chiedere se sbaglio a pregare per i miei dolci teneri animalini che mi tengono sempre tanta compagnia, volevo chiedere questo dato che di queste cose non se ne parla mai. L’amore ogni forma di amore non è una componente di Dio? anche gli animali fanno parte come noi di quel soffio che Dio ci ha regalato? Io vorrei dei chiarimenti su questo tema, sulla possibilità di benedire le mie micie e di dar loro una degna sepoltura e sperare di poterle ritrovare nel mio aldilà . Se mi potete rispondere in qualche modo vi ringrazio tanto.
Barbara – Firenze
Giustamente allora il Catechismo così sintetizza la visione cristiana a proposito del rapporto tra l’uomo e gli animali: «Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine la signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione Gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come San Francesco d’Assisi o San Filippo Neri, trattassero gli animali». Dunque, se da una parte «è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita», dall’altra con chiarezza il Catechismo dichiara che «è pure indegno dell’uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini». E così conclude: «si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone» (CCC 2415-2418).
Riguardo al secondo punto, il destino ultimo della creazione, e dunque anche degli animali (la domanda specifica della lettrice), bisogna prima di tutto ricordare che nella Scrittura, quando si parla della salvezza finale, si include sempre il mondo materiale. Particolarmente importante è un passo della lettera di Paolo ai Romani: La creazione stessa nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (Rm 8,19-21). Per Paolo, cioè, la sorte di tutto il creato è legata a quella dell’uomo; l’universo, quando alla fine dei tempi Cristo si manifesterà nella gloria, sarà liberato da ogni caducità e schiavitù, compreso quella della morte. Quando, dunque, ogni domenica nella celebrazione eucaristica professiamo la nostra fede con il Credo e diciamo «aspetto la resurrezione dei morti» implicitamente affermiamo anche (perché verità strettamente connessa con quella della resurrezione dell’uomo) di credere ai «cieli nuovi e alla terra nuova», alla consumazione piena del mondo insieme con quella dell’uomo, alla nuova creazione.