Abramo, uno «straniero» padre di molti popoli
Massimo Volpe
1. Abramo (o Abram), il cui nome significa «padre dei popoli», è rammentato per la prima volta in Gen 12,1-4a, quando il libro della Genesi riferisce la sua vocazione: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria, e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e maledirò coloro che ti malediranno, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (cf. Gen 17,2: «Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto»). Abramo lascia la sua terra senza obiettare nulla. La benedizione che riceve consiste essenzialmente nella promessa di una terra e di una discendenza. Essa sembra negare le maledizioni che appaiono ben cinque volte nei capitoli precedenti (Gen 3,14.17; 4,11; 5,29; 9,25) con tutte le conseguenze negative. Con Abramo ha inizio la nuova storia della salvezza dell’umanità. Ciò appare più chiaramente quando Dio stabilisce la sua alleanza con Abramo: «”Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle”e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: “Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese”» (Gen 17,5-7). E ancora, quando Dio gli muta il nome gli dice: «Sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abramo perché ti renderò padre di una moltitudine di popoli» (Gen 17,4-5).
In questo cambio del nome, che la Genesi utilizza per definire il nome completo di Abramo, il «padre di una moltitudine di popoli», sta il senso della vicenda dell’uomo di Dio, che è padre non solo del popolo di Israele, ma anche di tutti gli uomini, come fa notare Paolo nella lettera ai Romani: «Abramo, è padre di tutti noi. Infatti, sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli; (Abramo è nostro padre) davanti al Dio nel quale credette, che da vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che ancora non esistono. Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli, come gli era stato detto: Così sarà la tua discendenza» (Rom 4,16-18). Questo straniero, in sostanza, è colui attraverso il quale nasce il progetto divino della salvezza, a cominciare dal popolo di Israele.
2. Quanto a Melchisedek, nel libro della Genesi è descritto come «re» e, al tempo stesso, «sacerdote del Dio Altissimo», che offre «vino e pane». Anch’egli benedice Abramo, che gli offre la decima parte di ciò che ha raccolto in guerra. È utile citare quanto dice di lui la lettera agli Ebrei: «Questo Melchisedek, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, è colui che andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa. Anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia, inoltre è anche re di Salem, cioè re di pace. Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote in eterno. Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale persino Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino» (Eb 7,1-4). Egli è un sacerdote di tipo «anomalo», totalmente diverso da quanto poi previsto nella legislazione di Mosè, ed è per questo motivo che il suo sacerdozio totalmente diverso è la prefigurazione di quello di Cristo («Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek», cf. Sal 109,4; Eb 5,6.10; 6,20).
Il «Dio altissimo» cui offre il culto Melchisedek, adorato nella città di Gerusalemme prima della conquista di Davide, coincide secondo la Genesi con il Dio d’Israele. Proprio per questa ragione, Melchisedek (e Abramo) anticipa quel monoteismo, raggiunto faticosamente (e forse mai del tutto acquisito) attraverso varie tappe nel cammino del popolo d’Israele. Se inizialmente dovremmo parlare di una coesistenza del Dio d’Israele con altre divinità, il monoteismo di Israele in tutte le sue tappe è comunque teso alla rivelazione cristiana, che ci consegna in pienezza la fede nel Dio di Gesù Cristo e dello Spirito Santo.