Vannacci e Murgia, le classiche polemiche estive
Caro direttore,
puntuale come ogni anno è arrivata la solita polemica estiva. Quest’anno a far discutere tutti gli italiani, da Nord a Sud, è stato il libro scritto dal generale Vannacci, “Il mondo al contrario”, che in un giorno è riuscito a ‘cancellare’ le polemiche su Michela Murgia. Ora, non entro nel merito delle opinioni del libro, sottolineando soltanto che è pieno di contraddizioni. Ma evito di dilungarmi troppo.
Vorrei invece porre l’attenzione su quanto questa vicenda racconti il nostro tempo e il nostro paese. In primo luogo, la tifoseria: i sostenitori di una punizione esemplare contro i fan agguerriti del libro, entrambi per partito preso: un pensiero critico richiede più tempo di quello che siamo disposti a spendere.
È stato pure citato il diritto di opinione previsto dalla Costituzione. Sfugge però che questo diritto deve essere bilanciato con altri diritti altrettanto fondamentali, come la dignità umana. Ma la nostra Costituzione viene spesso tirata da una parte e dall’altra, per la propria convenienza.
Concludo dicendo che chi ricopre posizioni di comando dovrebbe evitare di esprimersi come una persona qualunque. Ma sì sa, viviamo in un’epoca in cui spesso chi prende decisioni, più che a un abile statista vuole somigliare a quell’uomo della strada che davanti a una coppia omossessuale o a una donna che guadagna più del marito commenterebbe dicendo, per l’appunto, “è proprio il mondo al Contrario”.
Lettera firmata
Sembra che in Italia si sia ancora liberi di pensare e di dire ciò che vogliamo. Sì, ma soltanto secondo il Pensiero dominate, altrimenti scattano le censure e succede il finimondo. Si viene subito bacchettati, non si ha il diritto di parlare. In parole povere, uno può pensare ed esprimere le proprie convinzioni, ma deve fare attenzione che corrispondano al Pensiero dominante.
Un Pensiero dominante, che da diverso tempo pretende di dettare una sua etica che, di fatto, diventa un’imposizione sul comportamento sociale. Un’etica che non sempre coincide con quella cristiana, la quale viene considerata come tradizionale,
nel senso di retrograda e ormai sorpassata per il nostro tempo. E, attenzione, anche la Chiesa deve adeguarsi a questo, altrimenti è costretta a subire rimproveri e offese da parte di coloro che tutelano il Pensiero dominante e si spacciano anche come difensori della libertà. Per esempio, basta che la Chiesa ribadisca i valori della famiglia e il valore della vita fin dal suo nascere e rifiuti l’aborto, l’eutanasia e l’utero in affitto, si ha subito la reazione del Pensiero dominante.
Da una parte si rimprovera la Chiesa di definire dei dogmi, ma nello stesso tempo il Pensiero dominante pone i suoi dogmi e la sua etica e diventano eretici quanti affermano il contrario. È un clima di quasi intimidazione. Attento come parli! Quando invece ognuno dovrebbe parlare con piena libertà e dire con franchezza quello che pensa e nello stesso tempo ascoltare anche la critica, l’opinione contraria, anche perché nessuno ha la verità in tasca.
Non sarebbe male ricordare che il nostro Paese ha vissuto un ventennio di non libertà, con le conseguenze che tutti ben conosciamo. Anche nel nostro tempo, non mi pare di vedere e sentire le persone libere di dire e di pensare, a prescindere di chi è al potere nelle varie istituzioni civili. A volte si parla di democrazia, dimenticando che cosa voglia significare. Ma anche nella comunità ecclesiale si nota una certa difficoltà nell’esprimere le proprie opinioni, con il rischio che, alla fine, ognuno vada per conto proprio. Forse, pesa ancora un certo clericalismo, per cui tutto deve passare dal clero, limitando al minimo o quasi la presenza e l’azione del laicato. E questo nonostante il Concilio Vaticano II, che ha messo ben in evidenza che la Chiesa è Popolo di Dio, con i suoi ministeri e carismi.
Del resto, in fatto di garanzia di libertà, la Chiesa non dovrebbe essere al primo posto? Creare spazi di libertà di opinione e di azione, nel rispetto di tutti, costruisce una
vera convivenza che alimenta fiducia, comprensione reciproca. In cui nessuno abbia paura di dire ciò che pensa e di trovare lo spazio a lui dovuto.
Ma fino quando si permette che sovrasti il Pensiero dominante non sarà mai possibile questo, perché è una palla al piede della Libertà. Tappare la bocca, impedire che uno si esprima come vuole, uccide la libertà, rende vana ogni democrazia.
Franco Cerri
Le due lettere che pubblichiamo in questa pagina alla fine si occupano, entrambe, delle polemiche delle ultime settimane di quest’estate che ormai si avvia alla fine. Nella prima in modo più esplicito si citano sia Michela Murgia sia il generale Roberto Vannacci. Nella seconda il nostro amico Franco non cita direttamente i due casi, tra loro tra l’altro, completamente diversi, ma fa riferimento a questi che lui fa rientrare nel così detto «Pensiero dominante», quello di una sinistra che in Italia non ha mai avuto problemi nel tentare di fare prevalere le sue idee a prescindere da tutto e tutti.
Vediamo di andare per gradi: Michela Murgia, che non ha nascosto la sua fede anche se con idee spesso in contrasto con quelle della Chiesa, è stata una scrittrice famosa ma non ha mai avuto, almeno a noi risulta così, cariche pubbliche nello Stato. Cosa che invece ha, chiaramente, il generale Vannacci, fino a pochi giorni fa comandante dell’Istituto geografico militare e, comunque, ancora oggi ufficiale di grado superiore dell’Esercito. Perché ho voluto ricordare questa differenza tra i due? Perché c’è ed è evidente: Murgia nei suoi libri e nelle interviste poteva fare appello all’art. 21 della Costituzione, quello sulla libertà di parola. Vannacci no, almeno fino a quando indosserà la divisa dell’Esercito italiano (che ha indossato con grande onore), non può farlo. È stato spiegato da persone molto più autorevoli e quindi ricordo solo che un ufficiale dell’esercito giura fedeltà allo Stato e quindi alla Costituzione. E la nostra Costituzione ha l’art. 21 ma anche non fa distinzione di razza e di religione. Basta questo per capire che il generale Vannacci non è un signore sconosciuto o uno scrittore. Io credo che lui sapesse benissimo cosa scriveva e le polemiche che avrebbe scatenato. Ecco perché penso che ora proprio l’Esercito, fino a quando indosserà quella divisa, dovrebbe imporgli il silenzio. E i politici per primi non dovrebbero pensare di sfruttarlo, di diventare tifosi, come dice il nostro lettore. Almeno fino a quando lui indosserà la divisa. Se si dimetterà saremo i primi, pur non condividendole, a dire che ha diritto di esprimere le sue idee. Confesso di non essere stato un appassionato lettore di Murgia e di non essermi precipitato a comprare «Il mondo al contrario», il libro pubblicato da Vannacci, che non mi interessa leggere. Vorrei solo che i tifosi, chiamati in causa dal nostro amico lettore, per una volta non si schierassero. Ma mi piacerebbe anche che quello che Franco chiama il «Pensiero dominante», con tanto di P maiuscola, fosse messo da una parte e nascosto da chi fino a oggi ha cercato di imporlo. Ma da qui a parlare di mancanza di libertà ce ne corre. E visto che Franco cita anche il ventennio vorrei che per un secondo si domandasse cosa sarebbe successo a Vannacci se nel ventennio avesse pensato di scrivere un libro contro chi indossava la camicia nera.