Unioni civili: il Paese reale non ha più diritto di parola

Gentile direttore, condivido in linea di massima le sue risposte ad alcuni lettori sul «Family day». Personalmente penso che quella manifestazione, al di là di alcune evidenti stonature, abbia interpretato i sentimenti di tanti italiani anche non cattolici. Purtroppo la maggior parte dei media, in ossequio al «politicamente corretto», hanno cercato di screditarlo, basandosi su piccoli particolari, per offuscarne il vero messaggio. Anche la polemica sul numero dei partecipanti è ideologica. Non so se al Circo Massimo ci fossero effettivamente due milioni di persone, ma quando qualche anno fa in quello stesso luogo si svolse una manifestazione della Cgil, Sergio Cofferati disse che erano in quattro milioni. E nessuno ebbe da ridire. Vorrei sottolineare che, secondo i sondaggi, la maggioranza degli italiani non condivide le unioni civili simil-matrimonio e quattro italiani su cinque sono contrari alle adozioni da parte di coppie gay. In questi giorni l’associazioni dei genitori di figli omosessuali  ha inviato una lettera a tutti i senatori dove si sottolinea che la maggior parte degli omosessuali non approva il matrimonio con diritto di adozione, anzi ritengono che questi eccessi possano danneggiarli. Però pochi giornali ne hanno parlato.

Alfio Bettin

Sono d’accordo, caro Bettin, quella sui numeri è una polemica ideologica. Per questo ho sostenuto che sia stato un errore da parte degli organizzatori del «Family day» aver prestato il fianco. Purtroppo, come dice lei, il Circo Massimo sembra favorire le moltiplicazioni. È vero, Cofferati nel 2002 vantò oltre tre milioni di manifestanti in difesa dell’«articolo 18». Il successore Guglielmo Epifani, nel 2009, non fu tanto da meno rivendicandone due milioni e settecento mila. Messi da parte questi numeri, mi sembrano molto più convincenti i suoi di numeri, caro Bettin, ovvero che la maggioranza degli italiani sia contraria ad assimilare le unioni civili al matrimonio e a concedere l’adozione alle coppie omosessuali. Io su questo non ho dubbi. Sostengo ci sia un Paese reale di cui non si tiene più conto a tutto vantaggio di una minoranza che gode di una sovraesposizione mediatica. Pensiamo ad esempio alla stucchevole ostentazione durante il Festival di Sanremo di tutti quei simboli arcobaleno: nastrini, braccialetti e persino il trucco agli occhi di un cantante. Quasi un messaggio subliminale di fronte a un pubblico di oltre dieci milioni di telespettatori già in precedenza preparato e predisposto (mi verrebbe da dire: reso fertile) da una miriade di programmi tv all’unisono sul disegno di legge Cirinnà. Lo stesso discorso vale per gran parte della stampa italiana. Non è un caso che proprio riguardo a Sanremo molti giornali abbiamo preso dall’intervento di Elton Jhon, per i loro titoli, l’unica frase che poteva essere sfruttata in questo senso: «Non avrei mai pensato di diventare padre».

Andrea Fagioli