Un segnale dalla politica a chi s’impegna per il bene di tutti
Caro direttore, sono rientrato da un pellegrinaggio a Lourdes con il gruppo Unitalsi di Figline Valdarno. È stata una bellissima esperienza di fede e di preghiera. Ma non voglio condividere con gli amici di Toscana Oggi una riflessione religiosa, bensì una riflessione politica. Il fatto è che il paese Italia è senz’altro migliore di quanto appaia: non si può spiegare altrimenti, al di là del poderoso richiamo della Madonna, il fatto che tante, tante persone paghino e sacrifichino le proprie ferie per mettersi al servizio del prossimo in un viaggio faticoso e anche nelle incombenze più umili e più faticose. Quante persone poi dedicano energie e tempo ad organizzare pellegrinaggi così complessi! Pensiamo se questa incombenza fosse in carico allo Stato…. E questo vale per le mille forme di volontariato che realmente sostiene il Paese in tante necessità ed in tanti servizi essenziali.
Credo quindi che tutti constatiamo che non mancano le persone capaci, di buona volontà, disponibili al sacrificio per il bene del prossimo e della collettività: queste persone però aspettano un segnale per poter continuare a credere nel loro impegno a favore di tutti. Queste persone non hanno bisogno nè di ricette astruse e miracolistiche portate avanti dalla stessa classe politica che ha rovinato il paese nè tanto meno di discussioni su equilibri politici, accordi e compromessi per mantenere in piedi un sistema che si è rivelato perdente.
Queste persone hanno invece bisogno, ed ormai necessità, di atti e fatti concreti che permettano di lavorare con tranquillità, di mantenere una famiglia e di contribuire, arricchendolo, alla vita del Paese: le risorse positive ci sono e vanno sostenute! C’è bisogno però anche di un segnale di giustizia, di quella vera giustizia sociale che è il cemento della collettività: per rinunciare al finanziamento dei partiti, alle pensioni spropositate, alle liquidazioni milionarie, agli stipendi esagerati, alla dispersione di finanziamenti in mille rivoli clientelari a favore dei bisogni reali del paese non occorrono chissà quale alchimie, occorre invece la buona volontà ed il riconoscimento della stortura di certe situazioni che specialmente oggi, in un contesto di grave difficoltà degli strati più bassi della popolazione gridano veramente «vendetta al cospetto di Dio».
Molti politici sostengono che queste cifre «non risolvono il problema» ma io non sono convinto, sono convinto anzi che con le risorse liberate si potrebbe intanto aiutare molte famiglie in difficoltà. È un segnale comunque che ormai è indispensabile nei confronti di tutti i cittadini. È un segnale che mi piacerebbe davvero partisse per primi dai nostri rappresentanti cattolici nei vari Enti ed Istituzioni politiche ed Amministrative pubbliche. C’è nessuno che vuol dare questo segnale?
Che dire, caro Venturi? Che condivido e sottoscrivo la lettera. Mi tratterrei, semmai, dall’invocare la «vendetta al cospetto di Dio». Lo so che è un modo di dire, ma in questi giorni c’è un Papa che ci sta insegnando a morderci la lingua prima di parlare, figuriamoci prima di chiedere vendetta. Lo so che sto forzando un po’ la mano, ma è veramente bello, semplice quanto forte, quello che Francesco ci sta dicendo con le sue catechesi o le sue interviste. Pensiamo alla recente omelia in Santa Marta quando ha detto che la maldicenza uccide. Venendo, invece, al finale della lettera chiedo anch’io un segnale ai nostri politici. Lo chiedo anche con un trafiletto in prima pagina, questa settimana, a proposito di famiglia.
Andrea Fagioli