Un lavoro e un servizio prezioso

Caro direttore, sono un felice abbonato di «Toscana Oggi» oramai da anni. Mi ritaglio un po’ di tempo il sabato mattina per leggere la buona stampa che accumulo nella settimana: «Toscana Oggi», «Avvenire» e da qualche mese «Famiglia Cristiana» (a cui mi sono voluto abbonare dopo il vergognoso attacco televisivo di Celentano). Ho letto la lettera del Sig. Ferrari sullo strano modo di Augias di «selezionare» le lettere da pubblicare nella sua rubrica su «La Repubblica» e la sua risposta amara nella conclusione «…da più parti si avvertono voci sulla presunta insignificanza di un giornale come il nostro». Fortuna che esiste un settimanale come il vostro/nostro, cui sono orgoglioso di essere abbonato. Coraggio e avanti, il vostro servizio è prezioso!

Paolo Puglisiindirizzo email

Caro direttore, riscorrendo il numero 25, del 1° luglio, di «Toscana Oggi» – rileggere fa sempre bene – noto una tua risposta ad un lettore (Continuate a difendere i valori cristiani), che lamentava una personalissima selezione (a senso unico) di Corrado Augias nelle lettere indirizzategli alla sua rubrica su «La Repubblica». Al di là del fatto recriminato – e scontato – mi sorprende invece il tuo commento: «Da più parti si avvertono voci sulla presunta insignificanza di un giornale come il nostro». Non conosco le voci, ma – per la Storia – sarebbe bene ricordare che fu proprio un momento caldo (come il nostro), il 1861, quello in cui Tommaso Reggio, oggi beato, volle trasformare il «Cattolico di Genova», nello «Stendardo Cattolico», dandogli nuova linfa. Non a caso Reggio  (nel 1877 aveva fondato le Suore di santa Marta, redattrici per quasi un secolo nella mia diocesi del settimanale «Vita Nova», poi confluito in «Toscana Oggi») fu definito il primo vescovo giornalista della nostra storia. Sapeva che è proprio nei tempi bui che occorre parlare, per non lasciare la parola solo agli altri; ma, per parlare, occorre, lo strumento. Mi viene in mente un delizioso volumetto di Alain Bennet, La sovrana lettrice: impedendo alla regina di leggere, la Corte l’aveva preservata dalle contaminazioni. Solo per caso Elisabetta II (perché è lei) scopre da un piccolo bancarellaio postato vicino ai giardini reali, che esiste la possibilità di leggere; se ne incuriosisce ed appassiona. Tardi: i cortigiani – certo in buona fede – faranno scomparire la bancarella (e i libri). Mi occupo da tanto di cultura e beni culturali, sempre più sopportati o strumentalizzati: si vede però dove stiamo finendo. Senza velo di parte, pur essendo – lo ammetto – collaboratore, ma anche giornalista, cerco di stare quindi bene attento alle voci premurose che, per il bene oggettivo (i fondi, ma se ne buttano tanti in modi meno utili) e soggettivo (ma perché scrivere e leggere tanto?) ritengono superflua quella piccola, ma non inutile, bancarella.

Mauro Del Corso

Presidente della Federazione italiana degli amici dei musei

Caro direttore, noi cattolici siamo proprio strani. Abbiamo validi strumenti per leggere la realtà (e «Toscana Oggi» è certamente uno di questi) e invece forgiamo le nostre opinioni sulla vita e sui pronunciamenti della Chiesa leggendo «La Repubblica». Dovremmo, invece, sentirci tutti impegnati a diffondere giornali come questo, equilibrato, interessante, comprensibile e libero. Recentemente, un’altra voce veramente libera, che informava attraverso il web (mi riferisco a «La bussola quitidiana») ha dovuto sospendere la propria attività, anche se solo temporaneamente (si spera), per mancanza di fondi. Radio radicale, al contrario, i finanziamenti li trova sempre. Grazie per il prezioso lavoro che svolgete.

Mauro Leoncini

indirizzo email

Lo ammetto: non sono stato di parola. Due numeri fa, in risposta a due lettere di apprezzamento per il giornale, avevo detto che a «Toscana Oggi» siamo restii a pubblicare le lettere favorevoli privilegiando quelle critiche. Invece, dopo appena quattordici giorni eccomi qua con altre lettere a sostegno. Le pubblico ovviamente perché fanno piacere, ma anche per correttezza nei confronti di chi ci ha scritto e che presumo voglia rendere pubblico, appunto, il proprio pensiero. È evidente che quella mia affermazione («da più parti si avvertono voci sulla presunta insignificanza di un giornale come il nostro») ha suscitato degli interrogativi. Ammetto (ed è la seconda ammissione in poche righe) che in quel momento quella frase era po’ uno sfogo, proprio perché quelle voci sono vere, anche se non provengono da chi ha l’autorità e l’autorevolezza di dare credito a questo giornale e tra questi ci siete soprattutto voi, cari lettori. Grazie.

Andrea Fagioli