Un «Grazie» a due preti, un parroco e un cardinale
Caro direttore, ho bisogno di gridare il mio «Grazie» e desidero farlo attraverso questo giornale, cui sono abbonata da tanti anni. Il mio «Grazie» va al Signore, prima di tutto, che è la fonte di ogni cosa bella e buona e poi a due preti che in modo speciale hanno incrociato la mia vita e che in questo anno 2014 hanno celebrato uno, don Brunetto Fioravanti, i suoi 50 anni di sacerdozio, e l’altro, il Cardinal Piovanelli, i suoi stupefacenti 90 anni! Quanti altri «Grazie» avrei da esternare ad altri santi sacerdoti che ho conosciuto, ma credo che molto contino anche le vicende personali nelle quali avvengono certi incontri. Solo qualche flash per condividere con i lettori.
Quando nel lontano 1986 tornai con mio marito e quattro figli piccoli nella parrocchia di San Bartolo a Cintoia, questo prete – don Brunetto – mi portò, senza che me ne rendessi conto, a non poter più fare a meno della Messa domenicale! Cominciai ad aver «fame» davvero di quella Parola e di quel Pane, che mi venivano offerti da questo sacerdote, sempre come se si fosse trattato della sua prima Messa novella! E questo è anche l’augurio che dal profondo rivolgo a tutti i sacerdoti: fino all’ultima Eucaristia della loro vita, vivano e offrano il Mistero che ci penetra e ci sovrasta con la Bellezza e la Verità della loro prima volta! Anche per me e la mia famiglia arrivò il momento della prova: tumore al rene. La situazione era molto seria; la comunità parrocchiale strinta intorno al Parroco pregò per me. Io lo seppi molto tempo dopo. Intanto pensai di chiedere il conforto della preghiera anche al mio Vescovo Silvano, che ancora non mi conosceva. Incredibile! Ricevetti subito la telefonata del Segretario che, assicurandomi la preghiera, mi comunicava anche che il Cardinale desiderava incontrarmi, ma io stavo per essere ricoverata per l’intervento e l’abbraccio tra il Pastore e la pecorella avvenne quando il male ormai era stato vinto!
«I care» era il motto di don Milani; in effetti posso dire che quelle due parole hanno segnato il rapporto con i fratelli di don Brunetto e del Cardinale Silvano, sempre attenti ai bisogni dell’altro, pronti all’ascolto e a spalancarti il cuore, prima della porta. Vi riconosco l’invito del nostro amatissimo papa Francesco: «Il pastore deve impastarsi dell’odore del suo gregge!». Perdonatemi la lunghezza, ma ho visto ed ho toccato: il prete è un dono che si arricchisce nella misura in cui sempre più si dona! Vi saluto tutti nel Signore
Aggiungo anch’io un primo «Grazie»: a lei, carissima Anna, per le belle parole nei confronti di due preti, un parroco e un cardinale. Ce n’è bisogno in tempi in cui si tende a denigrare la figura del sacerdote. Noi, con lei, sappiamo bene, invece, quanta santità c’è in tanti preti. Un secondo «Grazie» per la stima e la lunga amicizia nei confronti di questo giornale. Per il lettori del resto della Toscana aggiungo solo che i sacerdoti di cui si parla appartengono alla diocesi di Firenze, ma credo fosse già chiaro con il riferimento al cardinale Piovanelli, che, tra l’altro, tanta parte ha avuto proprio nella nascita e nello sviluppo di Toscana Oggi.
Andrea Fagioli