Un calcio immorale

Caro Direttore,la campagna acquisti del campionato di calcio ha dato i suoi frutti: giocatori comprati con cifre da capogiro, centinaia di miliardi con stipendi da un miliardo al mese (di vecchie lire) e così per i presentatori televisivi, i cantanti, ecc.Come può un cattolico andare ad una partita di calcio, vedere un programma televisivo, andare ad un raduno oceanico per ascoltare un cantante, sapendo che quei signori prendono centinaia di milioni di stipendio, mentre nostro fratello è senza casa, lavoro, ecc. Un cattolico non può andare a vedere una partita di calcio dove ci sono giocatori che sono stati pagati 150 miliardi: è immorale. È anche inconcepibile che cantanti divorziati, che dovrebbero fare i nonni ai loro figli, si risposino e diventino nuovamente babbi, e poi siano invitati a cantare a manifestazioni cattoliche perché hanno un nome noto e sono pagati centinaia di milioni per la loro esibizione. Sembra di vivere in un mondo dove tutto è uguale sia il bene sia il male e che il peccato non esista più. Siamo tutti buoni. Ma la fede diminuisce. La gente continua a morire di fame, è senza lavoro, senza assistenza sanitaria, senza scuola e senza casa. E noi buoni cattolici seguitiamo a goderci le partite di calcio, la televisione, ecc.Lettera firmataFirenze

Non so se sia «immorale» guardare in tv una partita di calcio dove i protagonisti in brache di tela guadagnano in un minuto quanto basterebbe a sfamare per un anno una famiglia del terzo mondo. Certamente quello che è «immorale» è il sistema che abbiamo creato, sottomettendo tutto, compreso lo sport, al «dio mercato». L’importante è prender coscienza di queste ingiustizie di fondo e cercare nel proprio piccolo di andare controcorrente. Attenzione però anche al moralismo ipocrita. In questi giorni, ad esempio, abbiamo sentito dei presidenti che prima hanno tuonato contro un calcio «impazzito», bisognoso addirittura dell’intervento pubblico per evitare la bancarotta e poi non hanno esitato a contendersi a suon di milioni di euro i giocatori più ambiti.