Caro Direttore,come risposta all’articolo di prima pagina (Toscanaoggi n. 9 del 29 febbraio 2004) le mando un’informazione dell’Ambasciata di Israele insieme con l’Associazione «Amici di Israele, onlus» (sono socio di questa associazione).Da tempo mi arrabbio degli articoli su Toscanaoggi sul tema di Israele: mi sembrano quasi sempre unilaterali per la parte palestinese. Volevo già scrivere una lunga lettera, ma il mio italiano non è sufficiente. Con l’informazione che le allego protesto contro questa parzialità e le chiedo gentilmente di informare i suoi lettori anche sull’altra parte, sul diritto degli israeliani a difendersi dal terrorismo. Penso che a nessun Stato in Europa viene negato questo diritto. E perché a Israele?Maria Meier KirschComunità Brezzano – Montieri (GR)Il conflitto israelo-palestinese nasce prima di tutto dal non voler accettare che in quella terra martoriata convivano due popoli che hanno uguale diritto a un loro Stato con confini giusti, certi e riconosciuti e che Gerusalemme abbia uno statuto speciale. Finché le due parti non si convinceranno di ciò non ci sarà pace. La soluzione è quindi politica. La forza non risolve i problemi, anzi li acuisce. Detto questo resta ferma la condanna di ogni forma di terrorismo, che assume spesso aspetti particolarmente odiosi, come quando colpisce alla cieca portando morte su autobus o in luoghi di aggregazione, come pure non è in discussione il diritto di Israele di difendere i suoi cittadini. Pensiamo però che le «esecuzioni mirate», che anch’esse spesso colpiscono innocenti e sono comunque eticamente inaccettabili, o la costruzione di muri, che tra l’altro toglie territorio ai palestinesi, non siano politicamente vincenti. Il muro porterà forse più sicurezza ad Israele, ma certamente meno pace. La trattativa resta quindi una strada obbligata anche se, realisticamente, il percorrerla diviene sempre più difficile. Troppo odio è stato seminato.Questa è la nostra posizione, gentile signora Meier, e non ci sembra unilaterale. Se parzialità c’è, è per quelle due popolazioni prigioniere della violenza ed anche di governi che non sanno imboccare con coraggio la via della pace.