Terremoto castigo divino: parole assurde, ma anche polverone

Gentile direttore, a proposito dell’articolo «Il terremoto può essere una punizione divina?» comparso sul numero 40 del Settimanale, credo potrebbe essere utile aggiungere a quanto detto dell’estensore ciò che è riportato al numero 310 del Catechismo della Chiesa cattolica vigente, promulgato da Papa Giovanni Paolo II sotto l’egida dell’allora cardinale Ratzinger: «Dio ha liberamente voluto creare un mondo in stato di via verso la sua perfezione ultima. Questo divenire, nel disegno di Dio, comporta, con la comparsa di certi esseri la scomparsa di altri, con il più perfetto anche il meno perfetto, con le costruzioni della natura anche le distruzioni». In tal senso, non credo che i terremoti possano essere considerati una conseguenza del peccato di origine o di quelli attuali degli uomini.

Mario Fossi

A fine ottobre padre Cavalcoli affermava su Radio Maria che i terremoti «sono una conseguenza del peccato originale. Sono un castigo divino per le offese alla legge divina, alla dignità della famiglia, del matrimonio e dell’unione sessuale». Il terremoto sarebbe stato un «richiamo alle coscienze per ritrovare quelli che sono i principi della legge naturale». Un’affermazione che dimostra quanto una parte della Chiesa abbia un bisogno urgente di rinnovamento e di aggiornamento. Tale convinzione era anticamente diffusa tra i Giudei e i Pagani e affonda le sue radici nella superstizione più che nella fede. Dio sarebbe simile a un padre di famiglia pronto all’ira, vendicativo nell’infliggere un castigo, un educatore che segue la legge del taglione e la logica punitiva. Al tempo di Gesù, i Farisei inducevano il popolo a credere che le calamità avvenissero per punire i peccati ma nel capitolo 13 del Vangelo di Luca, Gesù corregge questa falsa idea: «Pensate voi che quei diciotto sui quali cadde la torre di Siloe e li uccise fossero più colpevoli di tutti gli altri abitanti di Gerusalemme? No, vi dico». (Lc 13, 4). Cristo critica la logica farisaica che individua dei presunti colpevoli per conservare il potere di punire e di maledire gli altri. Nella storia della salvezza, sarebbe contrario alla carità attribuire a Dio il male, la morte o la violenza fatta all’uomo. Il Bene non può generare il male. L’Amore non è né punitivo né vendicativo ma illumina  l’umanità intera, giusti e ingiusti, credenti e non credenti. Il Signore della Misericordia non costringe con la forza, non punisce con il castigo, non ammazza tragicamente i suoi figli. Tra l’altro, se esistesse un’equazione tra peccato e castigo, allora per quali peccati sono morte le vittime del terremoto in Tibet o dell’uragano ad Haiti? La colpa non è delle unioni civili, degli omossessuali o dei divorziati ma piuttosto delle truffe dell’edilizia antisismica, delle ingiustizie sociali, della povertà dei popoli che non hanno i mezzi sufficienti per far fronte ad una dinamica geologica continua e del tutto casuale. Ma ammettiamo che Padre Cavalcoli abbia ragione. Allora Dio ha anche voluto la distruzione della chiesa di Norcia. Per castigare e dare un segnale forte alla Chiesa? Facciamoci delle domande.

Marie Balseca

E’ terminato il Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco lo scorso anno. Tutto iniziò con l’Omelia tenutasi venerdì 13 marzo in cui il Pontefice affermò che avrebbe indetto un Giubileo straordinario per fare capire al popolo cristiano quanto sia grande la Misericordia del Signore nei confronti dell’uomo che talvolta commette peccati grandi ma Dio non si stanca mai di perdonarci ma anzi ci invita ad andare con gioia incontro a lui nella sua casa dove ci attende un giorno esattamente come dice il Salmo biblico 121. Tante le iniziative promosse sul Giubileo fino al Concistoro tenutosi domenica 20 novembre in cui il Pontefice ha fatto sedici nuovi cardinali e dopo la cerimonia sono andati a fare una visita al Papa Emerito Benedetto XVI che aveva varcato la Porta Santa in San Pietro come pellegrino il giorno d’inizio del Giubileo e Martedì 28 Giugno si era recato nuovamente nel palazzo apostolico e riparò nuovamente seppure da Papa Emerito. Ormai il Giubileo si è concluso definitivamente nella Solennità di Cristo Re dell’Universo anche se le porte sante delle rispettive diocesi si erano chiuse la scorsa settimana ma nessuno deve sentirsi escluso ed ora la porta da tenere aperta è quella del perdono esattamente come fece Gesù quando perdonò il ladrone pentito sulla croce dicendoli: “In verità ti dico oggi sarai come nel paradiso” perchè aveva visto in lui un vero e serio pentimento.

Marco Giraldi

Sulla questione posta dalle prime due lettere, siamo già intervenuti, come ricordato da Mario Fossi, attraverso la rubrica (tra l’altro molto seguita) «Risponde il teologo». Nessun dubbio quindi sul fatto che mai e poi mai i cataclismi naturali possano essere un castigo divino. È un’offesa a Dio il solo pensarlo. Per questo ho dato spazio a una terza lettera che ci ricorda il Giubileo della Misericordia e il fatto che la porta del perdono è sempre aperta. Se dunque Dio è Amore è impensabile che possa vendicarsi castigando qualcuno. Sarebbe una contraddizione in termini. Convinto di questo, vorrei però sottolineare come la vicenda sia stata sfruttata per mettere alla berlina, come al solito, tutta la Chiesa e i cattolici. A poco sono valse le dichiarazioni vaticane attraverso il sostituto per gli affari generali della Segretaria di Stato, monsignor Giovanni Angelo Becciu, che ha definito le parole di padre Cavalcoli «offensive per i credenti e scandalose per chi non crede». O quelle di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, che ha parlato di «paganesimo senza limiti». Nemmeno la dissociazione e le scuse di Radio Maria sono bastate. Ancora una volta in tanti ne hanno approfittato per sollevare il solito polverone. Questo senza nulla togliere al fatto che all’origine restano quelle affermazioni prive di senso.

Andrea Fagioli