Tangenti alla… livornese
Sabato 12 luglio non ho gioito. Avrei preferito che fosse risparmiata alla città la lettura della locandina impietosa de «La Nazione», contenente il nome di due esponenti, in vista, del Comune. Neanche a dirlo, l’edizione livornese, come raramente avviene per quel giornale, è andata esaurita in poche ore. Non avrei voluto vedere neanche quella del «Tirreno», altrettanto impietosa ma con più rispetto verso le persone inquisite perché non indicate nominativamente.
Nemmeno avrei voluto che la stampa nazionale si fosse ricordata di noi per le tangenti «alla livornese». Avrei preferito che la trattoria del «Pontino» mantenesse la sua fama per il cacciucco e per altri piatti livornesi come le triglie.
Il processo in piazza, tanto caro a certi politicanti, è sempre da deplorarsi. Anche questa volta non sono mancati gli spettatori. Mi domando: chi restituirà la reputazione agli inquisiti se saranno assolti?
Di sussurri passati, mai raccolti dalla Magistratura perché ritenuti, evidentemente, inconsistenti, ve ne sono tanti non riferibili per discrezione e per mancanza di controlli effettivi sulla serietà delle fonti, (spesso anonime come quelle contenute nelle lettere del cosiddetto «corvo» o «gola profonda» che, da un anno, vengono spedite a molti destinatari).
Nella sua lunghissima lettera, che ho dovuto ampiamente riassumere, lei fa riferimento, in un postscriptum, anche alle ultime vicende che hanno visto addirittura l’arresto dei due esponenti della Margherita livornese, Cecio e Guzzini. Un’inchiesta che si è andata a sommare, casualmente, ad altre indagini su presunti «malaffari» che hanno coinvolto anche stimati esponenti della magistratura e addirittura il Prefetto e che nella vicina isola d’Elba sembra allargarsi di giorno in giorno a macchia d’olio. Auguriamoci che in questo momento così difficile per la comunità livornese, la magistratura faccia presto ad accertare i fatti, restituendo agli innocenti l’onore frettolosamente infangato e perseguendo con severità gli eventuali colpevoli. Da parte nostra dobbiamo sforzarci di considerare sempre innocente chiunque venga indagato, ma anche di reclamare trasparenza e pulizia negli affari pubblici. Anche quando la verità che si accerta può essere spiacevole.