Sulla pace non si scherza
Davanti a noi c’è un regime dittatoriale in Iraq, del dèspota Saddam Hussein, che sta facendo di tutto per nascondere o ostacolare gli ispettori delle Nazioni Unite nel loro lavoro, ovvero cercare di capire che fine hanno fatto le tonnellate di agenti chimici con relative testate di lancio che sicuramente l’Iraq ha prodotto negli ultimi 10 anni visto che le ha utilizzate per sterminare oltre 6 mila curdi iracheni nel nord del Paese. Abbiamo davanti un regime che, a prescindere dal fatto che possieda (io credo di sì) o meno armi di distruzione di massa, che potrebbero facilmente cadere nelle mani di terroristi islamici, spende oltre il 40% del proprio bilancio per il riarmo mentre centinaia di migliaia di bambini iracheni muoiono di fame ogni mese nel loro «mare dorato di petrolio». Dall’altra parte c’è la Comunità Internazionale, rappresentata dall’Onu, che sta cercando di obbligare Saddam a disarmare e come, specificato nell’ultima risoluzione approvata all’unanimità, porterà, in caso di gravi violazioni a «serie conseguenze», probabilmente ad un conflitto armato.
Noi ci sentiamo alleati degli Usa sempre e non solo quando ci fa comodo ma siamo anche un Paese che ha il diritto di decidere autonomamente. Sarebbe giusto allora che in questa fase cruciale della nostra storia, a cavallo tra Pace, terrorismo islamico, armi che possono uccidere in pochi minuti milioni di persone, trionfasse il diritto internazionale e l’Onu perché solo le Nazioni Unite hanno il diritto di stabilire se e quando applicare la forza in una controversia mondiale. Questo perché la Pace non vuol dire solo «assenza di guerra» ma rispetto per la vita e la dignità di tutti i popoli, anche quello iracheno che sta «morendo» a causa del suo dittatore.
In questo momento l’Onu ha un ruolo fondamentale, che va potenziato e rispettato: per questo non è accettabile la posizione dell’Amministrazione Bush che di fatto ricatta il Consiglio di sicurezza dell’Onu dicendo «se non ci dà il via libera all’azione militare, ci muoviamo da soli», bollandolo come «un circolo dove si discute e basta». Come ha scritto il segretario generale Kofi Annan, «Quando gli Stati decidono di ricorrere alla forza, non per autodifesa, ma per risolvere gravi minacce nei confronti della pace e della sicurezza internazionale, non ci può essere alternativa alla legittimità assoluta del Consiglio di sicurezza». È vero: l’Onu ha dei limiti che non scopriamo certo ora ed avrebbe bisogno di una radicale riforma. Ma un nuovo ordine internazionale, che garantisca pace e stabilità, può scaturire dall’iniziativa unilaterale della potenza più forte?