Sul referendum troppe questioni che non c’entrano niente

Egregio direttore, qualche giorno fa (mi pare domenica 2 ottobre) in tarda serata ho intercettato «Radio Maria» in cui era in corso una tavola rotonda sul prossimo referendum costituzionale, con rappresentanti del movimento «Family day», tutti schierati per il «no». All’origine di tale posizione e motivazione risultava chiaro (e a mio avviso provocatorio) l’attacco al presidente del Consiglio Matteo Renzi, colpevole di avere consentito la «Legge Cirinnà» sui diritti e doveri alle coppie gay con le unioni civili e alle coppie di fatto con le convivenze. Il clima del dibattitto pareva evocare la dichiarazione vendicativa degli organizzatori della «Giornata della famiglia» del maggio scorso a Roma «Renzi ce ne ricorderemo al referendum».Durante il servizio radiofonico, è stato detto che se vincerà il «sì», si aprirebbe la strada ad un sistema autoritario voluto da Renzi e dal Pd. Qualche interlocutore ha invocato persino la richiesta di un pronunciamento della gerarchia della Chiesa a favore del «no» (un appello, in verità, respinto dal moderatore). Se così avvenisse, significherebbe veramente una ingerenza autoritaria della Chiesa. Inoltre è stata criticata l’affermazione di Renzi «ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo», riguardo a chi lo contestava per la nuova legge.

La nostra Carta costituzionale, seppur ispirata da grandi «padri costituenti» di formazione cattolica (De Gasperi, La Pira , Moro, ecc.) ha una impostazione laico democratica e non «teocratica». Poco o niente hanno a che vedere – come ha detto Renzi – la riforma del Senato e la cancellazione del Cnel con le politiche di sostegno alla famiglia. Se vince il «no», a prendersi i meriti saranno Grillo, Salvini e Fratoianni che  – mi pare – non rappresentino quello «spirito di fede» che dovrebbe guidare (secondo i portavoce del suddetto movimento) quanti sono impegnati in politica.

A proposito della figura del presidente del Consiglio, credo si debba riconoscere la sua coerenza tra fede e comportamento personale, come viene ben testimoniato dal suo ruolo di coniuge e padre di una bella famiglia, diversamente da alcuni che intendono difendere i valori familiari con situazioni familiari discutibili. Il referendum del 4 dicembre, si propone un esito che mette al centro, non certo la modifica dei capisaldi della Costituzione che restano invariati, ma la revisione della struttura del Parlamento che risulta il più numeroso e costoso del mondo. Con il superamento del «bicameralismo paritario», la Camera voterà la fiducia e il sostegno al Governo; il Senato avrà la funzione di rappresentanza delle autonomie locali , Regioni, Comuni, Città metropolitane.

La famiglia è e resta la «prima società umana» e per i credenti il rapporto coniugale è considerato stabile e indissolubile.

Arrigo CanzaniSesto Fiorentino

Abbiamo un brutto vizio, caro Canzani, in Italia e non solo: quando si parla di politica ci si accapiglia, si usano i toni forti, le minacce, i ricatti e molto spesso argomentazioni che non c’entrano niente con il tema in discussione. È un limite al quale personalmente non riesco ad abituarmi. Spero (o mi illudo) che almeno ogni tanto si possa ritrovare la strada del confronto pacato e pertinente. Cosa che sarebbe particolarmente utile in questo caso in cui si parla di un referendum su una riforma costituzionale e non certo di un giudizio di merito sull’operato del presidente del Consiglio, anche se lui per primo ha sbagliato a personalizzarlo con l’annuncio che in caso di vittoria dei «no» se ne sarebbe tornato a casa. Che sia stato un errore se n’è accorto lui stesso e lo dimostra la parziale marcia indietro degli ultimi tempi. Al di là di questo sarebbe importante per tutti capire fino in fondo le modifiche proposte e votare «sì» o «no» su quelle. Tenendo conto che questa volta non ci sono questioni di quorum e l’astensione, a differenza dei referendum abrogativi, non ha valore. Per cui il 4 dicembre, a parte la libertà di ognuno nel decidere cosa ritiene più opportuno, suggerirei di andare comunque a votare cercando di documentarsi meglio possibile.

Andrea Fagioli