Su Matteo Renzi un giudizio incoerente e fazioso

Pace e Bene signor Andrea Fagioli, leggo settimanalmente «Toscana Oggi», sporadicamente la rubrica «La Lettera», e siccome alcuni giorni prima, per caso o per Dio-incidenza (fate voi), durante una catechesi si era parlato e discusso proprio su quali fossero le persone modello (oggi,nella società laica e in questo momento storico) della cristianità, da prendere come esempi di autentica esistenza cattolica, e, all’unanimità, il signor Matteo Renzi, (vi rendo noto che erano presenti persone di diverse età e fasci sociali), non faceva parte, anzi, venne catalogato proprio da una signora come il classico esempio di cattolico da salotto (cit. Bergoglio), insieme ai nuovi farisei Berlusconi, Alfano e Lupi, ecc. ecc., mi sono chiesto: è certamente giusto il vostro sottolineare «chi sono io per giudicare», ma totalmente incoerente e fazioso, e da parrocchiano del sei meno (sempre cit. Bergoglio), il vostro «non avrei nessun dubbio sulla sua fede e sui suoi principi cristiani».

L’uomo credente non può essere diverso nei suoi principi e nella sua Fede quando diventa l’uomo politico. L’uomo che è davvero testimone di Cristo non può decidere secondo il pensiero umano perché gli conviene, certo è libero di farlo (infatti il suo – di Renzi – operato di fedele senza opere, ammonito, grazie a Dio, nella Lettera di Giacomo, è ormai ben evidente a tutti), ma diventa un esempio di credente tiepido, e questo atteggiamento farisaico bisogna indicarlo, farlo conoscere, con spirito di franchezza e lealtà. Specialmente perché in tanti, che oggi frequentano le Parrocchie, pensano che la condotta del politici cattolici sia esattamente modello di correttezza e onestà cristiana, soltanto perché la Domenica, ogni tanto, così come fanno loro stessi, vanno a Messa, e quindi, volenti o nolenti, eseguono il mors tua vita mea, la vera dottrina del pensiero politico vigente in Italia e nel mondo, con la stessa facilità che vedono svilupparsi nella realtà politica-sociale-economica del belpaese. Specialmente per chi, le nuove generazioni, ha bisogno d’incontrare la verità per cui Gesù è morto in chi scrive, opina o delucida in ambienti cattolici-cristiani.

Chiedo scusa, anzi chiedo perdono per il mio essermi permesso di esprimermi, ma Papa Francesco esorta a parlare con parresia ed ascoltare con umiltà.

Che Dio vi benedica e vi renda merito. Un abbraccio.

Ciroemilio

Di norma, in questa rubrica, non torniamo sullo stesso argomento a breve distanza. Cerchiamo di evitare anche repliche e controrepliche, che spesso ci sono. Ne pubblichiamo solo alcune quando, com’è successo ad esempio la scorsa settimana, riteniamo che il lettore sia rimasto fortemente insoddisfatto della risposta diretta.

Questa volta, insomma, facciamo uno strappo alla regola per una serie di motivi. Innanzitutto, per il saluto francescano e la benedizione finale di questa lettera. Poi perché l’amico lettore è un assiduo del giornale (anche se un po’ meno di questa pagina, ma ne ha tutto il diritto). Infine, perché non volevo essere accusato anche di vigliaccheria, dopo l’accusa di incoerenza e faziosità. Per il resto, se fossi un cattolico da sei meno, sarei contento. Anche perché la sufficienza sarebbe a portato di mano. Purtroppo sono un cattolico da insufficienza grave.

Detto questo, non credo di aver indicato Matteo Renzi come modello della cristianità. Ci mancherebbe altro. Nemmeno lui penso presuma così tanto di sé. Dicevo soltanto che non mi permetto di giudicare il grado di cattolicità degli altri e di non avere dubbi sulla fede di certe persone anche se poi la prassi della politica può portare a compromessi. Io posso non essere d’accordo con l’operato di certi politici cattolici. Posso chiedere che «l’uomo credente non sia diverso nei suoi principi e nella sua fede quando diventa l’uomo politico». Lo posso anche contestare, ma sempre sul piano politico. Posso persino combatterlo, con gli strumenti leciti della democrazia, a partire dal voto. Personalmente, però, non mi sento di mettere in discussione il piano personale, a meno che non ci siano fatti o situazioni evidenti di incoerenza con il credo che uno dice di professare. Allora il discorso sarebbe diverso. Ma solo in quel caso.

Andrea Fagioli