Se Suor Cristina canta Madonna

Direttore, con tutto il rispetto per il suo talento, personalmente penso che suor Cristina, sempre in attesa di un’udienza con Papa Francesco,(se la può sognare!) minimo dovrebbe vergognarsi un po’ di aver messo nel suo primo album di debutto anche la canzone di Madonna (alias miss Ciccone) «Like a virgin». La nostra sorella può girarla e rigirarla come vuole e anche affermare (parole sue) che «io non voglio provocare o scandalizzare nessuno. Ho scoperto che questa è una canzone sulla capacità dell’amore di fare nuove persone, di riscattarle dal loro passato». Suor Cristina, con tutto il rispetto, forse ha dimenticato quello che Madonna tra le altre oscenità aveva detto in questa canzone: «Come una vergine toccata per la prima volta» (immagino i brividi!).

Nel 1984 questa canzone fu presentata da Madonna a Venezia in pantacollant a bordo di una gondola. Il tema è molto sensuale e l’iconografia allora usata era tutta «cattolica» secondo il pensiero della cantante: sì, iconografia cattolica anche a partire dai famosi crocifissi utilizzati come semplici gioielli. Suor Cristina si illude di evangelizzare i giovani con questa canzone di Madonna. Ma le suore, oltre a impegnarsi con il voto di castità, povertà e obbedienza, non dovrebbero essere anche un po’ più prudenti?

Don BeppinoSarzana(SP)

Caro don Beppino, le sue parole, oltre che esplicite, sono severe. Certo è che a proposito di prudenza non posso darle torto. Io credo (quantomeno me lo auguro) che suor Cristina sia caduta in una trappola commerciale da cui è scaturita, come ha scritto il Sir (l’agenzia di stampa dei settimanali cattolici), un’operazione davvero spericolata: «L’operazione commerciale più spericolata nel panorama musicale recente».

Lo dimostrano soprattutto il brano scelto e la cantante originale di quel brano (Madonna, appunto), ma anche la scelta di girare il video a Venezia, dove lo girò la cantante americana, e di internazionalizzare il nome da Suor Cristina a Sister Cristina. Anche la copertina del cd, che uscirà l’11 novembre, la trovo un po’ troppo, diciamo così «ammiccante». Non credo ci sia da aggiungere altro per capire il senso dell’operazione con il gioco che sempre funziona (come funzionò per la vittoria di «The Voice») del «diavolo» e dell’«acqua santa». E anche sul testo non posso che essere d’accordo con lei, don Beppino. Non è certo modificando un’interpretazione che si cambiano completamente i contenuti. Per correttezza, però, ovvero per dare la parola alla diretta interessata, e per chi non l’avesse letta domenica 19 ottobre, ripropongo alcuni brani dell’intervista esclusiva rilasciata da Suor Cristina ad «Avvenire».

Cosa le è venuto in mente di cantare «Like a Virgin» di Madonna – domanda Gigio Rancilio -?

«L’ho scelta io – risponde Suor Cristina -. Senza nessuna volontà di provocare o di scandalizzare. Leggendo il testo, senza farsi influenzare dai precedenti, si scopre che è una canzone sulla capacità dell’amore di fare nuove le persone. Di riscattarle dal loro passato. Ed è così che io ho voluto interpretarla. Per questo l’abbiamo trasformata dal brano pop-dance che era, in una ballata romantica un po’ alla Amos Lee. Cioè a qualcosa di più simile a una preghiera laica che a un brano pop».

Messa così sembra che stia parlando del Cantico dei Cantici.

«Da un punto di vista poetico la canzone si rifà ad un’ampia tradizione di cui fanno parte tanti testi importanti. Comunque, sono pronta a qualsiasi critica perché a questo album abbiamo lavorato con serietà e onestà».

Scusi se insisto. Ma chi gliel’ha fatto fare di incidere «Like a Virgin»? L’ha obbligata la casa discografica?

«No. Sono stata libera nelle scelte che ho fatto. Certo, come in tutte le collaborazioni, ci siamo venuti incontro. Ma su questo brano ho deciso io. E sono contenta sia di come suona sia del videoclip che abbiamo girato a Venezia. Volevamo trasmettere serenità e poesia. Credo proprio che ci siamo riusciti».

Temo però che le prime reazioni alla sua «Like a Virgin» non saranno tutte improntate alla serenità. Le dico la verità: non la invidio. Ed è solo…

«Lo so quello che sta per dirmi: ed è solo l’inizio. Io però sono e resto serena».

Andrea Fagioli