Se la famiglia divide i cattolici
Scrivo per confessare la mia amarezza per la bocciatura del nostro documento. Perché se potevo ritenere che certe affermazioni del nostro documento potessero essere ostiche da approvare per i settori laici del Consiglio sia di maggioranza che di minoranza non credevo proprio che fossero gli esponenti della Margherita i più decisi a contestare la sottolineatura della famiglia fondata sul matrimonio, e questo mi ha davvero sconcertato. Potevo al limite capire un’astensione, ma veder esprimere un voto contrario a un documento dove si sottolineava il concetto di famiglia, quale società naturale fondata sul matrimonio, e che conteneva la proposta di erogare significativi contributi economici alle famiglie in attesa di un figlio, al fine di favorire la natalità, la richiesta che nel nuovo Statuto della Regione Toscana, in fase di elaborazione, si riconoscesse la centralità della famiglia, nella forma indicata dalla nostra Costituzione, e la proposta di promuovere la formazione di una Consulta comunale delle famiglie, proprio non riesco a spiegarne le ragioni. Si è votato contro perfino alla proposta di «finanziare, anche con una somma simbolica e limitata, un progetto tra quelli indicati da «Family for Family, l’iniziativa promossa dal Forum delle Associazioni Familiari per affrontare il problema della disgregazione familiare nei Paesi dell’Est» e di «versare per lo stesso scopo, come singoli consiglieri comunali e componenti della giunta, la somma pari al gettone di presenza della seduta consiliare».
Il nostro era un documento aperto e propositivo, con una serie di indicazioni rivolte al Governo nazionale, alla Regione e al nostro stesso comune. Proposte che certo potevano essere integrate e arricchite, poiché l’argomento circa le politiche familiari è vasto e complesso. Non c’erano lodi al Governo, non c’erano critiche né alla Regione né al Comune, proprio con lo spirito di fare una proposta «ecumenica».
Come ha risposto invece la maggioranza dell’Ulivo? non ha chiesto aggiunte al nostro documento, ne ha presentato uno nuovo, dove non solo si inseriscono una serie di valutazioni e proposte, anche condivisibili, ma si «cancellavano» parti significative del nostro documento, a cominciare da quello della definizione di famiglia.
Ma il fatto sconcertante è stato il voto verso il nostro documento: mentre da parte nostra si è dato un voto di astensione al loro proprio in spirito di disponibilità al confronto, proprio per il rifiuto al muro contro muro, ritenendo quel testo magari parziale, ma comunque in buona parte condivisibile l’Ulivo compatto (Ds e Margherita), insieme a Rifondazione ha votato contro al nostro documento, quando non se ne condividono i contenuti. E, ripeto, quello che più mi ha amareggiato è stato l’atteggiamento dei cattolici della maggioranza. Come hanno potuto votare contro? A quali punti, a quali righe erano contrari? evidentemente lo schieramento conta più dei valori, delle idee. Conta di più criticare il governo di centro-destra che condividere proposte su temi fondamentali.
Non è possibile pubblicare per intero le due mozioni, quella dell’Ulivo (approvata) e quella dell’opposizione (respinta). Posso solo assicurare i lettori e questo di per sé è una buona notizia che entrambe riaffermano con chiarezza l’importanza della famiglia e chiedono politiche per sostenerla. Poi, è chiaro, se si va ad esaminarle ci si accorge anche delle differenze: se nella seconda si sottolineava con forza che per famiglia si intende la «società naturale fondata sul matrimonio», come recita la nostra Costituzione, nell’altra, quella dell’Ulivo, si preferisce parlare di «famiglie» pur senza addentrarsi in pericolose aperture ideologiche verso coppie di fatto o coppie gay. Dispiace però che su un tema del genere i cattolici presenti nei due schieramenti si dividano solo per ragioni di appartenenza. Non è la prima volta e non sarà nemmeno l’ultima. Lo sappiamo ma non riusciamo a rassegnarci.