Se il prete è troppo occupato

Caro Direttore,sono una cattolica convinta, frequento assiduamente la chiesa e posso dire di sentire davvero, dentro di me, la gioia della fede. Purtroppo mi sono ritrovata, in quest’ultimo anno, a passare un periodo difficile sia dal punto di vista della salute che delle relazioni familiari. La prima cosa che mi sono sentita di cercare è stato il conforto di un sacerdote, quantomeno per avere un consiglio, un aiuto nella preghiera, una guida in difficili scelte.Ho sempre pensato che il sacerdote fosse quella «mistica» figura che ci avvicina a Cristo, che fa da tramite fra noi e Lui, ritenevo la vocazione sacerdotale una missione verso la gente e per la gente, dove poter ritrovare la serenità del Vangelo e di una fede solida. Non è così!

Oggi cercare un sacerdote per poterci parlare, al di là dei cinque minuti per la confessione, è diventato un lusso che non tocca a tutti. Ho contattato alcuni sacerdoti che conosco, ho provato ad avere da loro un appuntamento per parlare, per cercare un conforto… sembra di avere a che fare con le istituzioni statali: «Oggi non posso», «Provi a richiamare domani», «Prima devo vedere l’agenda», «Ho una serie di impegni»… e così via!

Pazientemente ho cercato di aspettare il momento più opportuno, ho provato a ritelefonare, ho provato a cercarli personalmente, ma, immancabilmente, i sacerdoti non sono reperibili, sono occupati, sono altrove. Allora mi sono chiesta: cosa deve fare un sacerdote di più importante del servizio al popolo di Dio? Quali sono questi «improrogabili» impegni che li tengono sempre occupati e che non consentono loro di fermarsi ad ascoltare chi ha bisogno? Per quale motivo hanno scelto il sacerdozio, che è servizio, se non si interessano proprio di ciò per cui sono stati ordinati? Gesù è venuto sulla terra per gli uomini e non ha mai trascurato di stare con loro, non aveva impegni sociali, amministrativi, logistici, tali da non poter soddisfare la fame di parole e di amore che la gente gli chiedeva.

Questi sacerdoti credono veramente che sia più importante l’abbellimento della chiesa, le cerimonie suggestive, i convegni, le riunioni… piuttosto che il fermarsi ad ascoltare chi chiede aiuto, chi sta bussando alla loro porta perché cerca la voce di Dio?Martinella Cortesi La delusione che manifesta, gentile signora, è comprensibile, come è reale il problema che emerge, che va però analizzato e affrontato senza quelle semplificazioni che ci farebbero ingiusti verso i tanti nostri preti che svolgono il loro ministero con dedizione grande ed anche con gioia.Per un sacerdote è certo importante e doveroso «privilegiare la disponibilità al colloquio e alla direzione spirituale», ma è anche onesto riconoscere che oggi il prete, specie se parroco, è oberato da tante urgenze: per la scarsità di clero deve spesso provvedere a più parrocchie, con continui spostamenti, curare la liturgia, preparare ai sacramenti, organizzare la vita parrocchiale, occuparsi della manutenzione dell’edificio e di questioni economiche che sono pur necessarie per il buon funzionamento della parrocchia. Spesso è di età avanzata – in Toscana l’età media è di 61,2 anni – e sempre più frequentemente non può contare su familiari che gli assicurano la gestione della casa e un ambiente accogliente, quando torna stanco.Ci rendiamo conto di tutto ciò quando si lamenta la sua poca… «disponibilità»? Eppure questa è spesso la vita da prete che comporta anche rischi che i nostri Vescovi indicano in «stanchezza, isolamento, sfiducia, poco tempo da dedicare alla formazione personale».Il problema certo resta, ma è pastorale e coinvolge e interpella tutta la comunità cristiana chiamata a discernere tra i compiti tipici e esclusivi del sacerdote e quelli che possono – e per certi versi debbono – essere svolti dai laici: la parrocchia sarà così davvero una famiglia in cui i carichi sono divisi secondo i ruoli e le competenze. Ma i laici sono preparati e disposti all’assunzione stabile di responsabilità? E i preti sono pronti a dar fiducia ai laici, affidando loro compiti e servizi?Credo che ci sia ancora molto cammino da fare, ma la strada è obbligata ed è questa.