Scuole paritarie, i cattolici si muovano
1) il Ministro Tremonti in un primo momento decreta il taglio dell’intero finanziamento statale alle paritarie (mossa peraltro già tentata un anno prima con un taglio di circa 100 miliardi di vecchie lire poi rientrato per intervento della FISM nazionale);
2) in seguito ripristina solo una minima parte di quanto dovuto (il grosso della somma, inscritto nel bilancio dello Stato come competenza e non come cassa, temo non sarà incassato nel 2003 dalle scuole);
3) nel frattempo le scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana devono continuare ad erogare regolarmente i servizi (utilizzati, si badi bene, da oltre un terzo dei bambini italiani in età da scuola materna) con sforzi enormi di bilancio e senza la certezza dell’incasso.
Di fronte a questo scenario non tutti però, compresa buona parte della comunità cristiana fin nelle sue espressioni gerarchiche più alte, danno l’impressione di rendersi veramente conto dell’estrema gravità di quanto è accaduto e sta accadendo: qualcuno minimizza o addirittura nega cercando di dirottare l’attenzione su altri fuochi.
Questi fatti non possono lasciare tranquilli e, anzi, presentano risvolti inquietanti per il futuro stesso delle scuole paritarie, le quali si vedono costrette a chiedere prestiti alle banche per pagare gli stipendi ai dipendenti, i fornitori, le utenze, le tasse, dal momento che è dal 2001 che non ricevono un soldo dallo Stato.
Siamo perfettamente d’accordo: chi ha a cuore la scuola cattolica deve mobilitarsi subito per sbloccare i fondi e garantire aiuti statali almeno non inferiori a quelli stanziati dal governo precedente. Che poi nasca un «patto» o un «tavolo» tra i «cattolici impegnati in diversi schieramenti politici» poco importa. L’importante è che mettano da parte le polemiche e si rimbocchino le maniche.