Ricostruire la Dc è possibile

Caro Direttore,nel riorganizzare la sua presenza politica la Democrazia Cristiana non può e non deve prescindere dai valori tradizionali della cristianità con la quale la Chiesa ha inteso nel passato accompagnare l’azione dei cattolici impegnati in politica.

Qualcuno sostiene che la Democrazia Cristiana sia superata e che nuove forze politiche da lei «fuoriuscite», abbiano preso il suo posto. E su questo non sono d’accordo. Se così fosse, avrebbero mantenuto anche il suo nome, anziché cambiarlo, per poi litigare continuamente e farne uno spezzatino. Così come fuorviante è affermare che tangentopoli abbia provocato la morte del partito. È chiaro invece che lo stesso si è collassato per ragioni che non furono esterne al partito, bensì pilotate da alcuni, per tornaconti poco chiari.

Infine il coinvolgimento di alcuni nomi nel turbine del malaffare, diede il colpo di grazia. Ma tutti i partiti che hanno avuto posti di potere furono più o meno coinvolti, ma non tutti hanno pagato in eguale misura e questo la dice lunga su come fu cavalcata la richiesta di giustizia di una parte del popolo.

Dire che qualcuno ha volutamente mandato allo sbando il partito, tradendo di fatto l’elettorato, è corretto, dato il danno – e non solo d’immagine – che abbiamo dovuto subire in questa lunga decade; ora siamo nuovamente allineati, come lo furono i nostri padri, al nastro di partenza per una gara che dovrà vederci impegnati a far riscoprire determinati valori sopiti in quella società laica e cattolica che tanto diede alla Democrazia Cristiana nel passato, e che ancor di più potrà dare nel futuro.

Questo è il nostro compito: svegliare le coscienze, scaldare gli animi, guardare con attenzione al nostro vicino, sollecitandolo ad essere partecipe di una società che vogliamo rispettosa dell’uomo, del pensiero, delle religioni, dell’ambiente e soprattutto ricca di un’etica che la possa rendere fortemente democratica, liberandoci da certi lacci del passato.

Ritengo – e concludo – che la cosiddetta memoria storica abbia poco senso se non è in grado di produrre un sentimento di pacificazione in seno alla popolazione. Gli eventuali errori dei padri, non possono essere rinfacciati e gravare sui figli, rendendo gli stessi appartenenti a stereotipi che dividono anziché unire. Uno scopo deve muovere il nostro fare: sia dunque nascita per raggiungere gli scopi ambiti.Giovanni ZanghelliniSegretario regionale della Democrazia Cristiana del Trentino Alto Adige

A dieci anni dalla fine dell’unità politica dei cattolici, con la nascita del Ccd di Pierferdinando Casini (la Dc in quanto tale non esisteva più dal 26 luglio 1993, quando aveva cambiato il nome in Partito popolare italiano) ha senso oggi l’iniziativa di alcuni politici di far rinascere la Democrazia Cristiana? Io penso di no, perché non è possibile cancellare con un colpo di spugna questi ultimi dieci anni della vita politica italiana. E non vedo perché gli elettori dell’Udc (che ha riunito Ccd e Cdu) e della Margherita (nella quale è confluito il Partito Popolare di Castagnetti) dovrebbero rinnegare le loro scelte per tornare alla Democrazia Cristiana. Quanto agli elettori finiti in altri lidi (penso in particolare a Lega, Forza Italia e An) il discorso è forse ancora più difficile, perché ho l’impressione che fossero quelli meno «attaccati» all’identità della vecchia Dc. Penso invece che si dovrebbe favorire ad ogni livello il dialogo e il confronto tra tutte le forze che si richiamano alla dottrina sociale della Chiesa. Ma il vero giudizio su questa operazione lo daranno gli elettori se – come sembra – la rinata Dc si presenterà alle prossime elezioni.